Perché Michele Buoninconti avrebbe dovuto chiamare al telefonino delle moglie se il cellulare di lei era nella tasca dell’uomo? È la domanda a cui stanno cercando di rispondere in queste ore gli inquirenti dopo la scoperta, attraverso i tabulati, che il marito di Elena Ceste, la mamma di quattro figli scomparsa da Motta, frazione di Costigliole d’Asti, il 24 gennaio scorso, avrebbe chiamato al cellulare della donna. Infatti nel racconto di quella mattinata lui aveva sempre detto di aver messo in tasca il suo telefonino, trovato in casa.
L’ennesima discordanza nella versione dei fatti, dopo quella degli orari che non coincidono e un buco di mezzora. Quindi siamo difronte ad una falla nella storia oppure semplicemente il vigile del fuoco di Alba era talmente sotto schock da aver fatto confusione quando venne ascoltato dai carabinieri?
Intanto continuano le indagini. Costigliole e dintorni è stata battuta palmo a palmo, ma le ricerche certo non si fermano. In fondo anche da queste parti tutti sanno come venne ritrovato il corpo della piccola Yara Gambirasio, a due passi proprio dal punto da cui partivano ogni giorno le ricerche. E nonostante questo nessuno aveva scoperto il cadavere della giovanissima ginnasta di Brembate, se non per caso dopo mesi.
Dunque si ripercorrono le stesse strade, gli stessi sentieri, gli stessi angoli della campagna di questo pezzo dell’Astigiano per non lasciare nulla d’intentato. Per non dover un giorno accorgersi brutalmente che il lavoro fatto è stato sommario.
Il marito probabilmente verrà ascoltato nei prossimi giorni. Sempre come persona informata dei fatti, perché l’unico reato ancora ipotizzato dalla Procura è quello di istigazione al suicidio e il suo nome non è tra quello dei sospettati.
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