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domenica, 8 Settembre 2024

Coronavirus: Cna Torino dice no alla serrata totale delle aziende in Piemonte

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La Cna Torino contro la chiusura totale della attività proposta dal governatore del Piemonte Alberto Cirio come misura estrema contro la diffusione del Coronavirus.

«L’ipotesi di una chiusura totale del sistema produttivo regionale sarebbe una vera catastrofe» spiega il segretario della Cna Torino Paolo Alberti. «La Città metropolitana di Torino e il Piemonte fortemente caratterizzate dalla presenza di piccole e micro-imprese che lavorano nell’indotto manifatturiero con un significativo livello di internazionalizzazione e di interconnessione con il resto dell’Italia, già oggi vedono ridursi in modo significativo gli ordinativi interni ed esteri e riscontrano crescenti difficoltà nei pagamenti sugli ordini già evasi».

A riprova di ciò ci sono i dati: nel Nord-Ovest come è emerso da una recente ricerca curata per CNA dal professor Daniele Marini dell’Università di Padova, ogni piccola impresa piemontese è connessa in media a 222 fornitori (italiani ed esteri) contro una media nazionale di 244.

«Ci rendiamo conto dell’impatto di un provvedimento di chiusura delle aziende del Piemonte? – domanda Alberti? – Verrebbero messe in grave difficoltà le forniture a migliaia di altre aziende italiane ed europee, costringendo le aziende committenti a scalzare i propri fornitori a favore di nuove imprese in Italia e all’estero».

«Nella lotta al Coronavirus l’Italia e l’Europa si stanno muovendo a velocità diverse! In particolare, siamo preoccupati per la tenuta dell’indotto auto piemontese fortemente legato all’industria automobilistica tedesca e francese che non ha affatto fermato la sua produzione».

Cna Torino osserva come la chiusura totale delle attività metterebbe anche a rischio l’approvvigionamento di beni di prima necessità come supermercati e farmacie: «Ma asserire una cosa del genere significa non avere chiaro il funzionamento del sistema economico nel suo insieme che come spiegavamo poc’anzi è fortemente interconnesso. L’industria alimentare e farmaceutica arriva ad immettere sul mercato il prodotto finale pronto al consumo “mescolando” reti lunghe alle quali appartengono altre imprese di settori come quello della produzione dei beni, della fabbricazione e manutenzione dei mezzi di trasporto e degli stessi impianti di produzione, della logistica, del packaging, dei servizi fiscali, tributari e della contabilità. E questo solo per fare alcuni esempi. Vi sono poi comparti come quello dell’edilizia dove il fermo immediato di un cantiere non è affatto semplice e spesso non è realizzabile dall’oggi al domani, senza tenere conto tra l’altro delle conseguenze economiche che il fermo andrà a produrre. Si pensi per esempio a cosa vorrebbe dire fermare oggi il cantiere della ricostruzione del Ponte Morandi a Genova!». 

Meglio dunque per Alberti rispettare le regole di sicurezza e igiene per evitare il contagio: «I luoghi di lavoro, per quanto ci è dato sapere, non si sono rivelati ad oggi luoghi di particolare diffusione del contagio in quanto per loro natura sono luoghi disciplinati dove vigono regole comportamentali precise. Luoghi nei quali, anche grazie all’impegno informativo delle Associazioni datoriali come la CNA, vengono oggi fatte rispettare alla lettera tutte le disposizioni igienico-sanitarie preventive e di contrasto alla diffusione del virus che rappresentano per la società intera una garanzia. Anche per questo diciamo no alla chiusura dei luoghi di lavoro».

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