In questo periodo di campagna elettorale capita spesso di posare lo sguardo su manifesti quantomeno “particolari”.
Proseguendo la rassegna di quelli più shoccanti comparsi per le strade di Torino in vista delle elezioni regionali di maggio, questa settimana è il turno del gruppo politico “Piemonte Stato” che sul proprio sito dichiara di avere come obiettivo «il raggiungimento dell’indipendenza del Piemonte», dettagliatamente descritto come «una nazione ben definita al centro dell’Europa occidentale» che «comprende, oltre al territorio dell’attuale Regione amministrativa, la Lomellina, l’Oltrepo, parte dell’Appennino savonese e, al di là delle Alpi, la Savoia e Nizza, con cui condivide una Storia millenaria».
Di loro siamo venuti in realtà a conoscenza grazie a un adesivo su cui è raffigurato un piatto di pasta con una pistola posata sopra e una grossa scritta bianca “No more”. In alto invece un tricolore che recita “Basta parèj!” (“Basta così!”). Già la presenza dello slogan in inglese lascia perplessi perché scorrendo il loro blog si nota che tutti i post vengono rigorosamente tradotti in piemontese, mentre qui compare una lingua anglosassone. (L’articolo continua dopo la foto)
Ad ogni modo le scritte sono evidentemente indirizzate al Meridione, rappresentato in modo piuttosto becero dal binomio spaghetti-mafia con cui siamo stati a lungo raffigurati all’estero. Dopo i manifesti con la polenta e le leggi anti-kebab della Lega Nord, il cibo torna dunque a essere al centro dello scontro politico.
Da quanto ci è dato apprendere dal sito di Piemonte Stato, pare che la sigla non sia però candidata alle prossime elezioni ma non disdegna tesseramenti, donazioni e finanziamenti.
Chi corre invece per le regionali è invece Marco D’Acrì, che si presenta con la lista civica di Sergio Chiamparino, candidato alla presidenza del Piemonte per il centro-sinistra. Sui suoi manifesti campeggia lo slogan “Accendiamo il futuro”, accompagnata dalla criptica scritta “Io sto con Chiamparino. #Facciamolo”. (L’articolo continua dopo la foto)
Sesso e cibo dunque cavalli di battaglia della propaganda politica.
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