«Altro che cambiamento: questo è Italexit». Il senatore del Partito Democratico Mauro Maria Marino è tra i primi a commentare il “Contratto per il Governo del Cambiamento”, ovvero il patto tra il Movimento Cinque Stelle e la Lega per guidare il Paese.
Un contratto la cui bozza è stata resa pubblica in esclusiva dall’Huffington Post di Lucia Annunziata. Un documento in cui si parla di uscire dall’Euro, a pagina 35 del contratto: un’uscita camuffata con «l’introduzione di specifiche procedure tecniche di natura economica e giuridica» per permettere di «recuperare la propria sovranità monetaria» o addirittura di restarne fuori, con «un’uscita concordata».
«Da quello che si legge nel contratto per il governo del cambiamento verrebbe da aggiungere che se c’è cambiamento è “in peggio” – spiega Marino – Temevamo potesse essere il “libro dei sogni”, rischiamo l’incubo dell’Italexit». Non solo. Per quanto riguarda la finanza pubblica (capitolo a pagina 38) Di Maio e Salvini hanno intenzione di chiedere alla Bce di Draghi di cancellare 250 miliardi di euro in titoli di Stato.
«Con questa richiesta di cancellazione del 250 miliardi di euro ci siamo giocati tre anni di lavoro per ottenere dall’Unione Europea più garanzie per i creditori e per i loro depositi bancari», commenta Marino.
Nel contratto c’è anche un passaggio, seppur “mini mini”, sulla parte fiscale. «La parola chiave è flat tax, caratterizzata dall’introduzione di aliquote fisse, con un sistema di deduzioni per garantire la progressività dell’imposta in armonia con i principi costituzionali», si legge nelle poche righe.
Il senatore Dem scuote la testa: «Flat tax non più flat – dice – Stiamo parlando di una grande presa in giro e cioè che questo mirabolante contratto che vogliono siglare Di Maio e Salvini si sia fumato l’aliquota unica».
Dunque, poche ore dopo la pubblicazione del documento, le preoccupazioni degli addetti ai lavori aumentano. Si gioca ormai a carte scoperte e diventano futili, o perlomeno da “marinai”, le promesse fatte al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a Bruxelles da Salvini e Di Maio.
Al di là della costituzione di fantomatici comitati di conciliazione, alle garanzie sugli aumenti di pene e di carcere per chi delinque, al daspo per i corrotti e corruttori, alla cancellazioni delle sanzioni alla Russia di Putin, è l’uscita (sotto qualsiasi formula venga descritta) dall’Euro che emerge.
Si tratta insomma dei primi vagiti, del governo, come ripete concludendo Mauro Maria Marino «del cambiamento in peggio».