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giovedì, 24 Ottobre 2024

Consiglio Regionale del Piemonte: rissa tra consiglieri-indagati

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È finita a botte, come in una rissa tra ultras. Il Consiglio Regionale del Piemonte diventa un ring, tra spinte, insulti, pugni e consiglieri finiti al tappeto. E pensare che prima del suono del gong (restando in tema pugilistico) la sala di Palazzo Lascaris era “semplicemente” una stanza con 43 indagati per le spese pazze. Anzi. Sembrava quasi di essere catapultati nel corridoio della Procura, prima di un interrogatorio dei magistrati.
Quarantatre su cinquantasette consiglieri: non male (è il tono ironico è dovuto), per quel baluardo sbandierato da Roberto Cota, presidente della Regione, anch’egli indagato, che prima del suo viaggio in Giappone ha pensato bene di fare una capatina a sorpresa da questa parti.
La rissa tra consiglieri-indagati scoppia quando Franco Maria Botta, capogruppo di Fratelli d’Italia prima battezza i giornalisti come “topi di fogna”, poi si scaglia verbalmente contro l’ex presidente della Regione Mercedes Bresso (per lei i magistrati hanno aperto un fascicolo per finanziamento illecito al partito).
Il capogruppo del Partito Democratico, Aldo Reschigna, corre in difesa della Bresso, ma prima attacca Cota per le sue dichiarazioni dei giorni scorsi con cui «offende i piemontesi che vivono ogni giorno la crisi sulla pelle».
Franco Botta e Roberto Placido, Pd, finisco a terra nella baruffa.
La Bresso invece decide di non andare avanti con il suo intervento in quanto, dice che si è «sentita aggredita» e che «non vede l’ora che questa legislatura finisca». Inoltre userà i suoi social network per commentare quanto avvenuto.
Intanto il presidente del Consiglio Valerio Cattaneo indossa i panni del preside e ai “scolari” indisciplinati, a cui prudevano le mani, promette che l’episodio non resterà impunito e che se riparlerà.
E pensare che Cota aveva esordito nella mattina ringraziando i consiglieri «vogliamo essere un baluardo e andremo avanti. Sono qui per ribadire tutto il mio impegno e onorare il mandato ricevuto dai piemontesi».
Per quanto riguarda invece il lavoro dei pubblici ministeri per il presidente leghista è giusto che «è giusto che la magistratura faccia il suo lavoro, così noi stiamo lavorando»
«Prendo la parola non per difendere me stesso – ha detto Conta – ma per gli eletti, le mie questioni personali le affronterò nelle sedi opportune. Abbiamo assistito ad un vero attacco mediatico, a una campagna diffamatoria: sono previsti tre gradi di giudizio e in questa fase non è neppure scontato il primo. Si è fatto qui quello che mi auguro sia fatto in tutte le istituzioni e a tutti i livelli».
Per il momento non resta che cerchiare in rosso il 26 novembre, giorno in cui le istituzioni regionali sono scese così in basso.
Come gli esponenti del centrodestra e del centrosinistra, avvinghiati sul pavimento, dentro una rissa che sicuramente non fa onore al Piemonte e che fa perdere quel poco che restava di credibilità di un consiglio che ormai, in realtà, esiste solo dentro il fascicoli dei magistrati.

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