Di lui si muovono soltanto i baffi spioventi, quando è allegro. In tutte le altre situazioni, Sergio Rolando, ex dirigente della Regione Piemonte prestato alla Rivoluzione del movimento sociale cinque stelle, è una sfinge. Nulla lo turba e neppure un pelo gli si muove su quella faccia squadrata da attore di parrocchia. E in effetti, carisma a parte, l’assessore al bilancio del Comune di Torino non ha nulla da invidiare al Clint Eastwood dei western capolavoro di Sergio Leone, che come lui, ma da giovane, aveva soltanto due espressioni: nella versione intellettuale con o senza il sigaro, in quella popolare con o senza il cappello. Ai tempi del Pci, molto a ritroso nel tempo, parliamo d’inizio anni Cinquanta, uno come Rolando avrebbe fatto la gioia dei compagni romani delle sezioni trasteverine, che l’avrebbero accolto con un salutare “sta per arriva’ baffone”, e via con una pacca sulle spalle.
A Torino, probabilmente, sarebbero stati molto più sobri e ne avrebbero parlato come di un “buon compagno”, che in tutta onestà non era certo un complimento alla bravura nel lessico comunista del tempo. Invece, Rolando bravo lo è davvero, soprattutto nel non dire e non fare. Oggi pomeriggio, in Sala Rossa, se ne è avuta una ulteriore conferma, dopo le brillanti prestazioni sui bilanci di Torino, bilanci bocciati dai vecchi Revisori dei conti, sostituiti sempre oggi da una nuova trimurti, e ancora in sospeso nel giudizio della Corte dei Conti. Ma oggi la sua interpretazione, nel rispondere nulla che già non si sapesse sul piano industriale Gtt ai vari Morano, Lo Russo, Napoli, Tresso, è stata davvero sublime: da Oscar della Mole. Come il più consumato dei divi, i suoi baffi hanno avuto un fremito soltanto quando ha preso la parola.
Poi è scivolato nella totale e assoluta pietrificata inespressività nell’elencare debiti reali e risorse immaginarie per sollevare dal baratro Gtt, tra gli sguardi attoniti dei sopracitati Morano, Lo Russo, Napoli e Tresso, comparse modeste che da mesi almeno s’industriano per rendere credibile quel che resta del consiglio comunale di Torino. Impresa titanica. Come cantavano Monica Vitti e Alberto Sordi in Polvere di Stelle “Ma ‘ndo vai se la banana non ce l’hai…”.