Soprammobili, giocattoli, casalinghi, piccoli elettrodomestici, vasellame, pentole, pentoline, libri, quadretti, bicchieri, vestiti: sono tanti gli oggetti che potrebbero essere riciclati, ma che le famiglie tendono a buttare via perché non saprebbero che altro farsene. Ora, però, nasce all’insegna della sostenibilità il progetto “Cit ma bon, piccolo ma utile”. Iniziativa proposta dalla cooperativa sociale Triciclo in collaborazione con Amiat, con l’obiettivo di sensibilizzare le famiglie torinesi al tema del riuso.
L’idea è intelligente nella sua semplicità. Alcune famiglie del capoluogo subalpino hanno ricevuto un piccolo contenitore, destinato, appunto, alla raccolta domiciliare di tutti quegli oggetti di piccole o medie dimensioni che, per la loro composizione, andrebbero gettati tra i rifiuti non recuperabili, ma che potrebbero effettivamente rappresentare una risorsa se si trovasse un canale adeguato per avviarli all’uso.
Il progetto “Cit ma bon” è una sperimentazione all’interno del circuito Cerrec (Central Europe Repair & Re-use Centres and Networks) tramite l’agenzia Lamoro, in collaborazione con l’associazione Tesso, la cooperativa Orso e l’Ufficio Ambiente del Comune di Collegno.
«Si è dato il via ad un’altra buona pratica, che ci permette di arricchire l’attività di recupero e riciclo che da tempo caratterizza positivamente il nostro territorio – commenta l’assessore all’Ambiente della città di Torino Enzo Lavolta – Il senso di tutto ciò è non buttare cose ancora funzionanti, dare una seconda vita agli oggetti che hanno finito il viaggio con noi, ma che possono iniziarne un altro insieme ad altri. In questo modo si permette di ridurre l’uso di materie ed energie che sono i veri fattori abilitanti di una strategia di sostenibilità nel medio e lungo periodo».