Un racconto drammatico quello di un ragazzo di origini marocchine, accusato di aver distrutto un televisore all’interno dei locali del Cie di Torino. Una storia, che, come ha spiegato il suo avvocato difensore, Gianluca Vitale, è una «serie infinita di violazioni dei suoi diritti».
L’episodio di presunto danneggiamento risale allo scorso 28 aprile.
Due giorni prima il giovane, che all’epoca del fatto contestato aveva 18 anni, era stato riportato al Cie dopo un tentativo fallito di espulsione.
Caricato su un volo per il Marocco, aveva chiesto di non viaggiare legato. Il comandante dell’aereo, esercitando una propria facoltà, aveva rifiutato l’imbarco, visto che non veniva slegato.
Tornato al Cie, dopo che gli venne preso il telefonino avrebbe distrutto il televisore. «Volevo chiamare l’ospedale, ero tutto gonfio, mi sentivo morire», ha raccontato in tribunale, aggiungendo che era stato in precedenza ripetutamente maltrattato e picchiato.
La funzionaria della questura, responsabile della vigilanza nel Cie quel giorno, ha spiegato che il cellulare gli venne ritirsto per evitare che «come il giorno precedente, facesse chiamate di allarme ingiustificate e pretestuose».
«Dopo l’episodio del televisore chiese di contattare la famiglia e gli consegnai il telefonino. Poi me lo feci ridare. E segnalai l’accaduto all’autorità giudiziaria», ha aggiunto la funzionaria di polizia. Oggi l’immigrato è in regime di obbligo di dimora in una località del Torinese.