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martedì, 22 Ottobre 2024

Caso Orlandi: “Aprite quella tomba teutonica”. Nuova pista o ennesima bufala?

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

“Segui l’indicazione dell’angelo nel cimitero teutonico”.  Non si tratta di un nuovo romanzo di Dan Brown ma dell’ennesima nuova pista sul caso Emanuela Orlandi. Secondo alcune misteriose missive  la tomba della quindicenne, sparita nel nulla nel giugno del 1983, si troverebbe nel cimitero teutonico  all’interno delle mure dello Stato pontificio. Sull’antico loculo sarebbero stati posti anche dei fiori.

Ad avvalorare la nuova pista è una formale istanza del legale della famiglia Orlandi, Laura Sgrò inviata il 25 febbraio al cardinale Pietro Parolin della Segreteria di Stato, in cui vengono richiesti nuovi approfondimenti e la possibile  apertura della tomba, alla presenza di un consulente tecnico della famiglia. Una eventuale ritrovamento dei resti di Emanuela con l’apertura delle tomba potrebbe in breve, se non chiudere la vicenda, almeno dare un segno di pace ai parenti della ragazza che certo anche in questo caso non si fermerebbero nella ricerca delle responsabilità di questo crimine che ha coinvolto anche un’altra quindicenne, Mirella Gregori.
Tornanto alla tomba teutonica i dettagli incisi sulla lastra funeraria riportano i nomi della Principessa Sofia e del principe Gustavo von Hohenlohe nobili del XIX secolo.

L’ennesimo nuovo capitolo  di questa vicenda con la svolta teutonica è stata pubblicata per primo dal  Corriere della Sera per poi avere il consueto grande spazio su tutti i media.
Tutto partirebbe da una misteriosa missiva, in cui si invita a cercare “dove indica l’angelo”, che è stata recapitata al legale della famiglia Orlandi Laura Sgrò ed a quanto emerge è stata presa molto sul serio.
Ma cosa avvalora questa nuova pista a pochi mesi dal ritrovamento delle ossa nella Nunziatura Vaticana, e dopo l’ipotesi di una Emanuela trasferita a Londra, che tanto hanno  colpito i media dopo un fiume di ipotesi e illazioni..
Intanto sono state svolte delle indagini sulla tomba teutonica con l’angelo indicata nella comunicazione di chi in segreto ha indicato la nuova pista. È strano, ma possibile,  che eventuali canuti testimoni rimasti, in silenzio per decenni, finalmente si siano decisi  a far trapelare qualcosa.
Nella  nota dell’avvocato Sgò viene  fatto riferimento a come “alcune persone” siano state informate di questa nuova pista cui si aggiunge il dettaglio non marginale dei fiori che forse per scrupolo di
coscienza qualcuno poserebbe da anni su quella che si ipotizza possa essere la tomba che custodisce i resti della povera Emanuela.
Sorprende infine l’ottimismo manifestato dal legale degli Orlandi sull’accoglimento dell’istanza in Vaticano dopo anni di chiusure e rifiuto verso le rogatorie e le tante richieste. Una realtà dove di Emanuela non si doveva parlare mai. Questo secondo quanto eloquentemente e reiteratamente espresso dal cittadino vaticano Pietro Orlandi.
L’istanza presentata dall’avvocatessa Sgrò va ben oltre il discorso del ritrovamento del corpo della ragazza tomba e intende vagliare sui personaggi carte riguardanti presenti in Vaticano su cui si è molto fantasticato.
Certo non sembrerebbe offrire grandi speranze il modo con cui il monsignor Angelo Beccia giustifichi l’ennesima chiusura, nonostante la verbale benevola volontà a collaborare e aprire gli archivi e svelare ,  adducendo alla richiesta di apertura di una Commissione d’inchiesta Parlamentare avanzata dal Movimento 5 Stelle sul “caso Orlandi”.
Non si sa se ci si trovi finalmente sulla pista giusta, certo l’approccio si mostra più interessante e  determinato nel coinvolgere le responsabilità d’Oltretevere rispetto al precedente ritrovamento di ossa nella Nunziatura o del presunto trasferimento di Emanuela a Londra.
Ancora una volta è evidente come  solo la ferma determinazione di Pietro Orlandi faccia  si che il caso non sia diventato l’ennesimo mistero italiano senza colpevoli e con tante fantasiose ipotesi da riscoprire per programmi di seconda serata in tv.

Ora, più che a aspettarsi miracolosi ritrovamenti, la battaglia dei comitati di solidarietà, che hanno appoggiato la famiglia Orlandi, continua a cercare una risposta in Vaticano e non smette di puntare il dito  il verso possibili  responsabili o complici di questa drammatica vicenda che vede due quindicenni (Emanuela e Mirella Gregori) svanite nel nulla nel vortice di un momento topico dello scontro politico tra est e ovest. Uno scontro in cui il Vaticano e Papa Wojtyla hanno avuto un ruolo chiave. Oggi molti guardano a Papa Francesco chiedendosi se nelle  sue grandi aperture e riforme, osteggiate dal mondo conservatore sia confessionale che politico, vi sia anche uno spiraglio per sapere la verità sul caso Orlandi.

Certamente in Vaticano si sanno molte cose e si intende mettere una parola fine trovare un uscita soft da questa ombra che persiste da troppo tempo sulle mure leonine.

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