-0.8 C
Torino
giovedì, 5 Dicembre 2024

Caso Claps: la morte del commissario Anna Esposito non fu suicidio ma omicidio

Più letti

Nuova Società - sponsor
Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Ci sono voluti 13 anni perchè i familiari di Anna Esposito vedessero accolta la loro richiesta di cercare l’assassino del commissario della Digos di Potenza, trovata morta il 12 marzo 2001. Ne erano sicuri loro che la trentacinquenne non si fosse tolta la vita da sola, ma dietro ci fosse la mano di qualcuno. E ora ne è convinta anche la procura del capoluogo lucano che ha finalmente aperto un fascicolo a di una persona la cui identità non è stata resa nota e con l’accusa di omicidio volontario.
Uno strano suicidio
Come detto, è il 12 marzo del 2001. Un lunedì mattina, un giorno come gli altri per Anna, 35 anni, commissario della Digos. Lei questo mestiere ce l’aveva nel sangue: lo sognava fin da piccola e dopo una brillante carriera di studi era riuscita ad ottenere promozioni fino ad arrivare al ruolo di Dirigente appena compiuti trent’anni. Ma quella mattina il sogno si infrange. Il corpo della Esposito viene ritrovato senza vita nel suo appartamento nella caserma “Zaccagnino”.
Suicidio, così sostengono da subito gli inquirenti trovando conferma in alcuni racconti dei colleghi che parlavano di depressione probabilmente dovuta alle vicende sentimentali. Inoltre, anche il cappellano della caserma, don Pierluigi Vignola, affermo di confessioni in cui Anna gli aveva detto di aver già tentato in passato il suicidio.
Ma a questa versione non crederanno mai i familiari della donna. La madre racconterà di averla sentita la sera prima per telefono e le era apparsa tranquilla, aveva una festa, come dimostra il vestito lungo nero e le scarpe col tacco ritrovate sul suo letto. Anna era separata con due figli che vivevano con il padre e il weekend prima della morte era andata a trovarli ed anche a loro era apparsa tranquilla.
La riapertura delle indagini

Così se la prima inchiesta viene subito chiusa come suicidio, 12 anni dopo tutto viene rimesso in discussione. È il 2013 quando si torna a investigare su cosa sia successo ad Anna Esposito ammettendo anche le troppe falle della precedente indagine.
A partire da quella scena del crimine che non è stata preservata come si doveva. E da quel corpo manovrato e mosso più volte così da rendere impossibile gli adeguati rilievi del medico legale che comunque definì quell’impiccagione con una cintura legata alla corda del bagno come anomala.
Allo stesso modo si trascurarono troppi indizi che avrebbero potuto portare già allora a una soluzione diversa del caso. Ad esempio, quell’agenda da cui Anna non si separava mai e in cui erano state strappate delle pagine. E poi ancora quei messaggi di minacci, bigliettini che l’Esposito riceveva al lavoro e di cui aveva raccontato ai familiari: chi glieli scriveva? E perchè?
Il legame con il caso Claps

Interrogativi a cui una risposta può essere data forse solo ricollegando la vicenda di Anna a un’altra donna di Potenza. La giovane Elisa Clasp. Per questo bisogna andare indietro nel tempo al 1993 quando, il 12 settembre, l’allora sedicenne Elisa scompare nel nulla. Tante le ipotesi su cosa possa esserle successo e nessuna verità. Fino al lontano 2010 quando degli operai che stavano lavorando nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza scopriranno un corpo mummificato, rimasto nascosto in quel luogo per lunghi 17 anni. Per l’omicidio della Claps è stato condannato in secondo grado Danilo Restivo, il giovano con cui Elisa aveva appuntamento proprio il giorno della scomparsa.
Ma la sensazione è che alla verità sul tragico destino della giovane si sarebbe potuto arrivare molto prima e che la chiave di tutto fosse proprio Anna Esposito.
1993, 2010. In mezzo una terza data, l’anno 2000. E’ proprio allora, infatti, che il commissario della Digos viene a sapere qualcosa di grosso sul caso Claps. Lo avrebbe confessato al padre: “Qualcuno in questura sa dove si trova il corpo di Elisa Claps”. E lei questo qualcuno lo aveva incrociato, forse era riuscita a fargli dire tutto.
Forse Anna era a un passo dalla verità sulla morte di Elisa. Tanto che aveva chiesto al fratello della ragazza, Gildo, un incontro, fissato per il pomeriggio del 12 marzo 2001 e a cui non si presenterà perchè morirà poche ore prima.
Tredici anni dopo la verità su quanto accaduto ad Elisa Claps è ormai emersa. Resta da capire chi possa aver tolto la vita alla trentacinquenne che forse custodiva un segreto troppo grande e troppo pericoloso.
 
 

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano