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martedì, 3 Dicembre 2024

Caos scuola: il balletto delle iscrizioni

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Eleonora Rossotto
La notte prima degli esami porta con sé l’ansia e l’emozione dell’essere alle porte di una prova che sigilla un percorso lungo tredici anni dietro i banchi.
Ma cosa succede il giorno dopo l’agognato orale di maturità? Il salto verso il mondo degli adulti è così repentino e radicale che molti studenti, ormai liberi dagli oneri scolastici, dopo mesi di incontri di orientamento, decidono di intraprendere la carriera universitaria.
Il numero degli iscritti agli atenei italiani, nonostante il 76% di diciannovenni diplomati, assiste a a pericolosa decrescita delle iscrizioni a un percorso di studi successivo e la situazione si aggrava notevolmente a causa della crisi dell’abbandono, un fenomeno che sta dilagando a causa di due piaghe: tasse sanguinose che molto spesso non sono direttamente proporzionali al servizio ricevuto in facoltà e l’incapacità di scegliere un percorso affine alle proprie capacità e interessi.
AlmaDiploma, iniziativa nata nel 2000 a Firenze per creare un ponte di collegamento e ammortizzare il passaggio fra i giovani diplomati e il mondo del lavoro o la prosecuzione degli studi, rileva dati importanti sulla situazione degli studenti dopo il fatidico giorno dell’immatricolazione.
L’indagine che è stata condotta su oltre 72mila diplomati del 2012, 2010 e 2008 intervistati a uno, tre e a cinque anni dal conseguimento del diploma, rileva che a un anno dal diploma il 64% si è iscritto a una facoltà, ma il 44% si dimostra insoddisfatto della propria scelta e il 10% ha deciso di abbandonare già al primo anno, mentre il 10% ha cambiato l’ateneo, dovendo ricominciare quasi completamente da capo la propria carriera.
Questi dati mettono in luce due aspetti importanti: il primo riguarda l’orientamento nelle scuole e gli incontri organizzati dalle università, probabilmente non troppo efficaci e sufficientemente idonei; il secondo trova le sue radici in una questione più profonda e quindi nella scelta della scuola superiore secondaria, spesso vero e proprio trampolino di lancio per il settore approfondito durante i cinque anni: il 21% degli studenti degli professionali, il 17% degli istituiti tecnici e il 3% dei liceali che hanno scelto un percorso universitario diverso dalla preparazione ricevuta alle superiori abbandonano, spesso dopo il primo anno; per quanto riguarda il profitto gli studenti liceali si mostrano i migliori con una media annua di 38 crediti sui 60 che devono essere conseguiti, secondo posto i tecnici con 31 crediti.
L’università rischia di trasformarsi in un torrente fangoso in cui i giovani si arenano, disinformati e poco assistiti durante anni decisivi per le scelte per il futuro o vittime di una politica economica, oggi proibitiva per molti.

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