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martedì, 22 Ottobre 2024

Cannabis Sativa, la canapa legale da coltivare

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Il 2013 è stato in Italia l’anno della riscoperta di un’antica coltivazione, quella della canapa. Da nord a sud sono stati numerosi gli agricoltori che hanno deciso di convertire i loro terreni a questa coltura. Ad Asti si coltiva addirittura a scuola. La canapa in questione non ha nulla a che fare con la sua più famosa cugina al centro dei dibattiti pubblici e della cronaca. La canapa di cui si sta parlando è la “Cannabis Sativa”, detta canapa da fibra o canapa industriale. La sua coltivazione in Italia è legale dal 1998, perché a basso tenore di THC (inferiore allo 0,2%). «Nel nostro Paese la coltivazione della canapa era conosciuta già nell’Età del Bronzo. Fino agli anni ’40 del Novecento se ne coltivavano circa 100.000 ettari e le varietà italiane erano le migliori al mondo in termini di qualità e produttività» ripercorre Cesare Quaglia, di Assocanapa Coordinamento Nazionale per la Canapicoltura.
«La sua coltivazione è stata abbondonata negli anni ’50 a causa della concorrenza delle fibre sintetiche – spiega Quaglia – Con un importante sforzo queste varietà sono state ri-costituite e moltiplicate e oggi la canapa è stata re-introdotta nell’agricoltura italiana Assocanapa da alcuni anni sta cercando di riproporla come risorsa per un’agricoltura naturale ed innovativa, come occasione di sviluppo delle imprese in svariati settori e come strumento per recuperare terreni abbandonati.
La canapa è, infatti, una pianta versatile che può essere utilizzata in diversi settori: dal tessile all’edilizia (è un ottimo isolante), dalla cucina (semi, olio e farina sono considerati un “vaccino nutrizionale” grazie ai suoi principi) alla riconversione di terreni inquinati.
La canapa è, inoltre, una pianta sostenibile dal punto di vista ambientale perché è una risorsa rinnovabile, coltivabile laddove si sono abbandonati terreni, e dal punto di punto di vista economico e sociale perché è una coltivazione redditizia che offre un’opportunità di sviluppo per il territorio.
«È una coltivazione che si adatta a quasi tutti i tipi di terreni. Difende la biodiversità, cattura CO2 non neccessita di irrigazione, antiparassitari e diserbanti. Le piante di canapa crescono, infatti, più velocemente delle infestanti, lasciando il terreno totalmente diserbato. Ottima per l’avvicendamento colturale, s’inserisce facilmente nelle pratiche agro-meccaniche delle aziende agricole».
Attualmente la canapa è presente in quasi tutti i continenti: Canada, Cile, Cina, Australia, Nuova Zelanda e Marocco. In Europa è coltivata soprattutto in Francia e Germania (circa 15.000 ha). In Italia nel 2013 Assocanapa ha promosso coltivazioni dalla Valle d’Aosta al Friuli passando per la bassa padana, il cento Italia dalla Toscana all’Abruzzo fino alla Puglia. Ci sono coltivazioni sperimentali nella Valle del Fucino, in Piemonte, in Calabria, Basilicata e Sicilia, anche in Sardegna nel Sulcis.
«Esistono coltivazioni praticamente in quasi tutte le regioni d’Italia – continua Quaglia – Dopo anni di sperimentazione siamo all’esordio della filiera agricola italiana. Possiamo dire che il 2013 sia stato l’anno della canapa».
Una dimostrazione dell’interesse è data dalla grande partecipazione ai convegni che Assocanapa ha organizzato in tutta Italia dall’inizio dell’anno. Uno degli ultimi è stato ospitato a Palazzo Canavese, in provincia di Torino, dove hanno partecipato oltre 100 persone tra cui molti sindaci della zona.
E proprio nel Canavese diverse aziende locali si sono impegnate a seminare nella primavera-estate 2014 la canapa sui loro terreni per un totale di circa 20 ettari.
Ma non sono solo gli agricoltori a mettersi in gioco con questa coltura. Ad Asti cinque diplomandi dell’Istituto Agrario Penna hanno deciso di dedicarsi alla coltivazione di alcune piantine di cannabis nel laboratorio della scuola. Obiettivo: scrivere una tesina di maturità sulla storia di questa pianta e sulle sue applicazioni nei settori della bioingegneria, della bioedilizia e della produzione di materiali riciclabili per l’industria automobilistica.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

(Silvia Musso)

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