Controlli eccessivi, sequestri e denunce per spaccio. Dopo le dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Salvini e la sentenza della Cassazione di fine maggio, per molti produttori e venditori di prodotti a base di cannabis light, svolgere il proprio lavoro sta diventando davvero impossibile.
Diverse le lamentele e le testimonianze da parte degli imprenditori: «Percepisco un atteggiamento intimidatorio», afferma uno dei rappresentanti del comitato, Fabio Cavrini.
«Ai primi di giugno ho subito un sequestro e una denuncia per spaccio – racconta Marco Mirabelli, titolare di Miracanapa Hemporium – mi hanno detto che posso vendere solo prodotti con THC (principio attivo della cannabis) pari a zero». Anche se la legge consente la vendita di prodotti con THC fino allo 0,6%, ma dopo la sentenza della Suprema corte c’è molta incertezza e discrezionalità.
Ma non è finita qui, Marco Paviotti, titolare di CbWeed ha subito un sequestro: «Martedì scorso due agenti hanno preso merce per 600 euro, metà del magazzino». Per la campionatura destinata alla analisi a una coltivatrice, invece, sono stati sequestrati 800 grammi di prodotto dal valore ingente: «Bastava una piantina per ogni lotto», dice l’avvocato Gianluca Visca.
Per questi motivi una trentina di loro ha costituito un comitato spontaneo, il Comitato lavoratori e imprese della canapa (CLIC), e chiede un incontro con le autorità.
Il Comitato ricorda, inoltre, che ogni prodotto è tracciato e analizzato dal produttore al negoziante. La loro, ribadiscono, è un’economia legale su cui pagano tasse. «Siamo imprenditori e vorremmo essere trattati come persone civili», conclude Marco Balloco, titolare del negozio Cannabitx.