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sabato, 27 Luglio 2024

Bus in fiamme e blocchi del traffico: anche CasaPound chiede le dimissioni di Appendino

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L’ennesimo bus a fuoco ha scatenato la rabbia delle compagini politiche della città: dalle opposizioni elette nel 2016 fino a CasaPound, che alle elezioni politiche raccolse oltre l’1% in città, ma che al momento non ha eletti né in comune né in Parlamento. Questa notte i militanti della tartaruga hanno messo un grosso striscione in piazza Carlo Felice contro i blocchi del traffico decisi dalla giunta e, inevitabilmente, contro i bus in fiamme.
Da CasaPound non le “mandano a dire”, molto duro infatti il commento sulla vicenda del responsabile provinciale Matteo Rossino, uomo di punta del movimento nei quartieri periferici della città: «È davvero inaccettabile che ogni settimana un bus vada a fuoco, che la giunta attui uno scellerato blocco del traffico senza sortire nessun risultato, oltre a creare grossi problemi ai cittadini onesti che ogni giorno si alzano per andare a lavorare».

Sicuramente una spina nel fianco per la giunta questi provvedimenti impopolari, uniti alla “sfortuna” degli episodi che rischiano di recare danni gravi ai cittadini, perché è vero che nessuno si è fatto male, ma è anche vero che un bus in fiamme può essere letale.
Da qui parte l’attacco quasi personale di Rossino che afferma «Purtroppo al contrario di quello che pensa la Appendino i torinesi non sono così ricchi da poter cambiare auto ogni anno per star dietro ai suoi folli provvedimenti.  Prima di non far circolare le auto sarebbe opportuno avere una rete di mezzi pubblici adeguata alle esigenze della città, ma questo come vediamo non è il nostro caso».

Aumenta quindi il fronte contro la giunta, anche se andando a ritroso CasaPound ha chiesto più volte ad Appendino di rimettersi in gioco con nuove elezioni date le polemiche che coinvolgono la sua giunta: dalla rabbia delle periferie per le promesse della campagna elettorale disattese al disastro di Piazza San Carlo, dalle posizioni sulla TAV agli autobus a fuoco. «Ma sa già che non le rivincerà, quindi si tengono stretti la poltrona», dicono da CasaPound.

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