di Moreno D’Angelo
Borse nel panico. Sterlina ai minimi storici sotto 1,4 sul dollaro. Piazza Affari in picchiata (oltre -11% con crollo dei titoli bancari ) Dimissioni del leader britannico Cameron. Un vero terremoto sta investendo l’Europa dopo l’esito del referendum con cui i sudditi del Regno Unito hanno deciso, con una maggioranza del 51,9% di abbandonare l’Unione Europea. Ha votato il 72,2% contro il 66% delle consultazioni politiche del 2015. Un risultato che ha sorpreso e ora il risultato dovrà essere ratificato dal Parlamento.
La Gran Bretagna è un paese diviso in due che potrebbe radicalmente cambiare. Irlanda del nord e Scozia non vogliono lasciare l’Europa. Il Brexit è prevalso in tante piccole realtà diffuse su tutto il territorio e in Galles, realtà dove la questione immigrazione appare marginale rispetto in particolare a Londra dove ha vinto il “remain”. Il leader Cameroon ha annunciato le sue dimissioni. Il leader conservatore è al centro di accese critiche e viene ritenuto “il grande responsabile” per esser ricorso al referendum per fini politici.
Imminenti reazioni si sono fatte sentire proprio nel Regno Unito dove potrebbero registrarsi incredibili sviluppi.
La Scozia, dove ha prevalso pesantemente il “ramain”, vuole restare in Europa e il suo primo ministro, l’indipendentista Nicola Sturgeon, ha rilanciato l’idea di un referendum per abbandonare definitivamente il Regno Unito.
Anche l’Irlanda del nord, dove ha prevalso il no alla brexit, ora preme per una riunificazione con il resto dell’isola verde. Per il vice premier Martin McGuinness, esponente di spicco dello Sinn Fein, protagonista del cessate al fuoco con l’Ira «Occorre andare al voto».
Un voto che potrebbe accendere un incredibile effetto domino nei sogni di tanti movimenti antieuropeisti e populisti ora in festa.
«E’ il nostro indipendence day. Sta sorgendo l’alba su un Regno Unito e spero che altri stati seguano il nostro esempio» gongola Nigel Farage Il leader dell’Ukip (movimento inglese verso il quale i cinque stelle avevano manifestato le loro discutibili simpatie). «Dalla Brexit alla Frexit» è la minaccia che arriva dalla Francia dalla leader del Front National Marine Le Pen che precisa: «Non muore l’Europa ma l’Unione Europea». Anche l’estrema sinistra francese non piange per il Brexit: «O cambiamo questa Europa o la lasciamo». «Hurrah. E’ ora è tempo per un referendum olandese» in questo modo il leader degli euroscettici olandesi WIldere esulta per il successo della Brexit. E infine c è la dichiarazione di Matteo Salvini che, in un contesto meno acceso su questo terreno come quello italiano, dichiara: «Grazie Uk ora tocca a noi». Si unisce a questo coro dall’altro lato dell’Atlantico Donald Trump che gongola: «gli inglesi si sono ripresi il loro paese».
Intanto in Europa fervono gli incontri. I ministri delle finanze del G7 si sono sentiti telefonicamente ed è stato fissato per domani un vertice a Berlino tra i ministri degli ester. Per martedì è stata indetta una sessione straordinaria del Parlamento Europeo. La diplomazia europea si augura che «il divorzio avvenga in fretta e che vi sia una transizione morbida».
In conclusione segnaliamo che il movimento cinque stelle ha preso in qualche modo le distanze dalle fronte antieuropeo che sta festeggiando a Parigi Londra e Amsterdam. In Italia, a parte gli slogan di Matteo Salvini, nessuno si è messo a cantare in piazza per la vittoria del leave. Intanto a Lampedusa sono attesi oltre 3000 profughi. Molto difficilmente troveranno un futuro in Gran Bretagna. Un paese diviso in due che non pare rafforzato da questa ambiziosa decisione.