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martedì, 22 Ottobre 2024

Berlusconi e Renzi rinnovano il Patto del Nazareno

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Nel giorno dell’anniversario del Patto del Nazareno Silvo Berlusconi e Matteo Renzi tornano a incontrarsi. Al centro del colloquio gli appuntamenti cruciali di questa legislatura: elezione del nuovo capo dello Stato, legge elettorale e riforme istituzionali.
Il leader di Forza Italia è arrivato a palazzo Chigi per le 10.45, accompagnato da Denis Verdini e Gianni Letta, e si è intrattenuto con il presidente del Consiglio per circa un’ora. Il clima, per entrambi gli schieramenti, è di fibrillazione e certamente poco incline alle intese trasversali.
Il primo punto toccato dai due leader è stato probabilmente quello dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica (le votazioni dovrebbero avere inizio tra nove giorni), sulla cui nomina grava un disaccordo non solo tra le diverse fazioni politiche, ma anche all’interno degli stessi partiti.
La rosa dei nomi che circola, per ora, sarebbe sempre la stessa: Mattarella, gradito anche al centro-destra, Romano Prodi, sostenuto dalla minoranza Pd, Piero Fassino, eventualità cara agli ex Ds. Ma le cose si sono complicate dopo l’incontro di ieri in prefettura a Milano tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano.
A termine del faccia a faccia, infatti, il leader di Ncd ha fatto sapere che il suo partito e quello di Berlusconi hanno «deciso di unire le forze che si riferiscono al Ppe per condividere la scelta di un candidato presidente della Repubblica di area moderata e non del Pd».
L’accordo, cui ha presenziato anche un rappresentante dell’Udc, ha subito suscitato commenti positivi da parte del Ppe e l’appoggio del leader leghista Matteo Salvini. Anche se Alfano non ha indicato possibili candidati, i nomi che circolano sono quelli di Giuliano Amato e Pierferdinando Casini, personalità che potrebbe trovare riscontri positivi nell’area ex popolare del Pd.
Perché l’intesa tra le forze moderate tenga, è necessario però che i partiti siano uniti al loro interno. E se da una parte Berlusconi è riuscito a ricucire lo strappo con Brunetta, dall’altra i rapporti con Raffaele Fitto restano ancora incerti. Anche si trovasse un accordo per quanto riguarda l’elezione del capo dello Stato, infatti, la minoranza di FI non sarebbe comunque incline a rispettare gli impegni presi dal Cavaliere sulla legge elettorale.
Matteo Renzi, da parte sua, deve affrontare problemi simili. La minoranza dem ed i bersaniani, infatti, continuano a fare quadrato sul nome di Romano Prodi per le elezioni quirinalizie, e da tempo ormai suggeriscono un sistema di alleanze diverso da quello adottato dal premier, che includa Sel e Movimento 5 stelle piuttosto che i moderati di centro-destra.
Sul piano delle riforme, legato strettamente all’elezione del successore di Napolitano, la minoranza del Pd continua a mal digerire la legge elettorale – al voto oggi alla Camera – frutto di quel “patto del Nazareno” stipulato un anno fa da Renzi e Berlusconi. A irritare particolarmente la minoranza dem è la questione dei capilista bloccati e della possibilità per uno stesso candidato di presentarsi contemporaneamente in più circoscrizioni (candidature plurime).
Con un tweet diffuso oggi, il premier ha tentato di dipanare ogni dubbio: «Con Italicum preferenze e singoli candidati di collegio. Spariscono le liste bloccate. Ballottaggio è garanzia anti-inciucio». Ma l’atmosfera è ancora tesa.

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