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mercoledì, 4 Dicembre 2024

Berlusconi e Alfano si separano: dal bunker dell'Eur rinasce Forza Italia, contro Pd e magistrati

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

La rottura con Angelino Alfano è stata, apparentemente, una questione di ore. La scissione alla fine è arrivata, anche se, come spesso è accaduto nel passato c’è il tentativo di ricompattare, sotto le bandiere anti-Pd e anti-magistrati.
Alfano e Pdl da una parte, dall’altra Berlusconi e Forza Italia. Sono già pronti i nuovi gruppi e don Angelino questa volta non teme il rancore e la vendetta del Cavaliere. Sa che non farà la fine di Gianfranco Fini. È più forte dell’ex leader di Alleanza Nazionale e ha dalla sua di essere l’unica stampella rimasta al centrosinistra di governare, seppur claudicante.
Le luci di oggi al Palazzo dei Congressi di Roma per il vicepremier non brillano come un tempo: Forza Italia di oggi non è Forza Italia del 1994, l’anno della scesa in campo.
E anche se Berlusconi minaccia che i parlamentari pidiellini che non «condividono i nostri valori vadano a casa» e che è indispensabile «restare uniti e lavorare insieme» senza divisioni, Alfano non se ne cura. Se sarà il caso più avanti, trai banchi del Parlamento, qualche strizzatina di occhi potrà esserci. Ora e ancora presto per riabbracciarsi.
Oggi però la rottura si affianca un ritorno di fiamma, come accade nelle storie d’amore tormentate.
Berlusconi, vecchio leone ferito, non resta a leccarsi le ferite: quando lui è messo alle corde dà il meglio di se. O almeno ci prova. Quindi ecco il discorso fiume al Consiglio Nazionale, che stabilisce ufficialmente il ritorno di Forza Italia.
«Siamo rimasti quelli del ’94 – dice l’ex premier e pregiudicato – avevamo Forza Italia da tanto tempo nel nostro cuore. Ora abbiamo bisogno di giovani, di rinforzi, perché alcuni hanno preso altre direzioni». Il riferimento alla rottura di sabato non ha bisogno di spiegazioni. Da qui non si torna indietro e chi pensa che si tratti di una frattura politica deve ricredersi, sostiene Berlusconi, perché «la divisione è dovuta a distanze personali e va contro la visione di unire tutti i moderati che, se stessero insieme, sarebbero la maggioranza degli elettori».
Applaude la platea che vorrebbe urlare il proprio odio in faccia ai “traditori”. Molti i giovani, le nuove leve del “nuovo” partito. E viene facile il paragone con le ultime difese messe in campo da Hitler a protezione di una Berlino distrutta, prima della caduta: quella gioventù hitleriana, piccoli soldati, che ben presto saranno carne da macello.
Fedeli anche i nostrani soldati di Silvio che farebbero carte false per sorreggere e difendere il “presidente”. Lui ammette che non ci sono più i numeri per far cadere il governo delle grandi intese targato Letta. Quindi non resta che attaccare il comunismo e i magistrati. Questi ultimi dimezzano, secondo Berlusconi, la libertà degli italiani. «In Italia, unico tra i Paesi civili, c’è una magistratura incontrollabile e incontrollata, una magistratura irresponsabile che fruisce di una assoluta impunità» arringa la folla.
Dopo gli applausi il voto alla mozione: Forza Italia ritorna all’unanimità. Torna per raggruppare i moderati e dare del filo da torcere alla sinistra comunista del Pd e alle toghe rosse. Torna con quasi vent’anni in più sui volti dei protagonisti e con qualche bella condanna definitiva sulle spalle. E alla fine del Congresso veramente quel Palazzo dell’Eur, assomiglia ad un certo bunker di quel lontano aprile del 1945.

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