La Bce di Mario Draghi interviene nuovamente per fermare il rischio deflazione e spingere la ripresa dell’Eurozona, con un altro taglio dei tassi e il via agli acquisti di prestiti a famiglie e imprese. Non è il “quantitative easing”, che riverserebbe moneta fresca sull’economia comprando massicciamente bond e titoli di Stato, ma è più che altro una tattica con la quale tempo, profittando del palcoscenico finanziario per bacchettare nuovamente i governi di Roma e Parigi, dai quali in Europa ci si aspetta una svolta politica.
“Non c’è stimolo monetario, o di bilancio, che possa rilanciare la crescita senza riforme strutturali ambiziose e forti”, ha ricordato Draghi, dando notizia del taglio del costo del denaro allo 0,05%. Una mossa che ha l’effetto doppio di indebolire l’euro sotto 1,30 dollari, ai minimi da 14 mesi, facendo contenti molti esportatori europei, e di rendere ancora più conveniente l’adesione ai “Tltro”, il maxi-prestito che andrà alle sole banche, le quali dovrebbero poi girare i soldi all’economia reale. Una mossa che ha permesso a Draghi, dal palcoscenico finanziario, nella sua caratura anche politica di governatore, di tirare le orecchie ai governi Hollande e Renzi…