Ventotto postazioni di lavoro in un fabbricato che affaccia in un cortile interno e piccole stanzette per dormire. Siamo a Barriera di Milano, in via Monte Rosa a Torino. Uno dei quartieri meta dell’immigrazione, come era stato per i “meridionali” nel boom degli anni sessanta-settanta.
Qui, nell’ambito di un’indagine condotta dalla questura per controllare la produzione e il commercio di abbigliamento, è stata sequestrata una sartoria cinese.
Una vergogna che si ripropone. Misure di sicurezza assenti e condizioni di lavoro terribili. Uno scenario che riporta alla mente quanto successo a Prato in Toscana dove sono morte sette persone a causa di un incendio sviluppatosi in un fabbricato gestito da cittadini cinesi.
Questa volta nessuna vittima. Ma l’indignazione rimane: postazioni di lavoro ricavate in uno spazio piccolo e, come se non bastasse, la polizia ha trovato un piano ammezzato nel quale c’erano delle piccolissime stanze, di quattro metri quadrati e un’altezza di neanche due metri, che ospitavano una decina di posti letto. Nella cantina poi c’era la cucina.
Il tutto gestito da un cittadino cinese di 33 anni, ora indagato «per le diverse violazioni in materia di sicurezza sul lavoro , nonché per omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro».
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