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sabato, 27 Luglio 2024

Arresti per gli scontri al G7 di Venaria

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Diciassette misure cautelari, arresti domiciliari e obblighi di firma, sono state eseguite dalla polizia all’alba di questa mattina nel corso di un’operazione che ha coinvolto diverse città tra cui, oltre Torino, Roma, Firenze, Modena, Bari e Venezia. Il blitz è il risultato dell’indagine condotta dalla Digos in seguito agli scontri tra polizia e antagonisti avvenuti nel settembre 2017 a Venaria, dove era in corso il vertice G7 sul Lavoro. In quell’occasione, infatti, nonostante il luogo dell’incontro tra ministri e capi di stato fosse stato reso inarrivabile, furono organizzate diverse manifestazioni a Torino, come quella studentesca del 29 settembre e l’assedio notturno all’hotel Nh di piazza Carlina che ospitava i partecipanti al vertice e il corteo del 20 settembre che ha tentato di raggiungere la Reggia di Venaria durante la conferenza stampa di chiusura.
Tra i destinatari delle misure cautelari anche i vertici del centro sociale di corso Regina Margherita Askatasuna, mentre sui social gli organizzatori della protesta definisco quella di questa mattina: «Un’operazione arraffazzonata e tutta politica per colpire il dissenso sociale, in cui sono stati presi di mira diversi notav, che arriva a quasi due anni dai fatti dl g7 ma, esattamente come l’anno scorso, a pochi giorni dal festival alta felicità in Val di Susa in cui sono annunciate nuove contestazioni contro il supertreno.
A differenza dei PM impegnati nella loro consueta caccia ai fantasmi, noi nelle giornate di contestazione al G7 abbiamo visto incarnarsi una forza ben reale e collettiva, capace di esprimersi, indicare chiaramente responsabilità e dare un’indicazione politica minima necessaria: basta incontri a porte chiuse, basta decisioni prese sulla testa dei lavoratori e delle lavoratrici.
Tantissimi giovanissimi, molti alla loro prima manifestazione, hanno preso parola a partire delle proprie condizioni di vita, parlando di un futuro negato e dell’angoscia davanti a un lavoro che nel nostro paese è ormai diventato semplicemente un ricatto senza alternative. Accanto a loro sindacalismo di base, facchini, lavoratrici dei servizi, persone intrappolate nel meccanismo delle false coop che hanno sfilato portando, per una volta, in piazza il proprio quotidiano sfruttamento».

 

 

 

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