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sabato, 27 Luglio 2024

Appendino nega l'esistenza del dossier Olimpiadi 2026. Ma…

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Esiste o non esiste? Questo è il problema. Parliamo del dossier dell’amministrazione Cinque Stelle sulla candidatura di Torino alle Olimpiadi invernali 2026.
La sindaca nega l’esistenza, ma è un altro il dubbio amletico che opprime Chiara Appendino. Infatti lei avrebbe le idee molto chiare sulla vicenda e sarebbe propensa per il “facciamole”, ma è ostaggio di una parte della sua maggioranza. Quindi è nuovamente costretta a negare.
Cerca di convincere tutti Appendino: «Non esiste alcun dossier della città di Torino per la candidatura alle Olimpiadi 2026, né tantomeno quello presentato oggi dalla Camera di Commercio deve essere attribuito alla Città».
Continua la sindaca: «La presentazione dell’eventuale modello di Olimpiadi non può che avvenire nella fase di dialogo, step successivo alla scelta o meno di manifestazione di interesse».
Poi ci pensano i suoi consiglieri a mettere i puntini sulle “I”, mentre la base e il Movimento No Tav si ribellano. Proprio i valsusini hanno già avvertito i grillini: «Anche una Olimpiade è una inutile e infausta grande opera. La sua omologa e collega di partito romana – si legge in un comunicato No Tav – ha saputo dire no alle Olimpiadi di Roma pur subendo pressioni fortissime consapevole dell’effetto disastro che avrebbero avuto sui conti pubblici».
«Sarebbe imperdonabile un nuovo e consapevole sperpero di denaro pubblico destinato inevitabilmente a tradursi in lauti profitti per i pochi soliti ignoti e in lacrime e sangue per le popolazioni residenti per la gente normale che non viene più inebetita dal clamore mediatico che sempre accompagna le più ingenti spese pubbliche in questo Paese». I No Tav infine definiscono l’olimpiade low cost «un risibile paravento già sentito troppe volte».
Come detto il gruppo consiliare pentastellato corre ai ripari: «Il MoVimento 5 Stelle Torino non ha ancora espresso la propria posizione ufficiale sul tema Olimpiadi 2026. La discussione sta avvenendo in questi giorni ed auspichiamo che si possa addivenire a un punto in comune tra le diverse parti. Qualsiasi posizione espressa singolarmente non rappresenta quella del gruppo».
Fare o non fare, dunque?
 

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