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giovedì, 5 Dicembre 2024

Appendino: “Dobbiamo superare le quote rosa”

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

di Giulia Zanotti

Durante l’incontro con Jessica Grounds, ex direttrice della campagna “Women Ready for Hillary” di Hillary Clinton, la sindaca di Torino Chiara Appendino è intervenuta anche sul tema delle quote rosa.

«Le quote rosa sono lo strumento e non l’obiettivo: il modello ideale a cui tendere è quello senza quote rosa, intese come obbligo, e senza distinzioni di genere. Dobbiamo parlare di leadership non più distinta fra femminile e maschile, ma di leadership e basta: questa è la grande sfida». La presenza femminile dei luoghi decisionali non dovrebbe provenire dall’obbligatorietà delle quote rosa, dice Chiara Appendino, ma dal fatto che «le donne hanno capacità che devono essere messe a disposizione della società. Non deve più essere ha concluso una questione di politicamente corretto».

La sua stessa elezione e quella di Virginia Raggi «sono già una svolta per il nostro Paese e ci forniscono due indicazioni: che le quote rosa, spesso invocate come soluzione per le pari opportunità, sono importanti ma non così determinanti, e che i cittadini sono più evoluti della politica».

La necessità prioritaria, secondo Chiara Appendino, è quella di andare incontro a tutte quelle donne che, per carenza di servizi, sono costrette a scegliere tra il ruolo di madre e quella di lavoratrice. Bisognerebbe quindi intervenire su di un welfare «che permetta alle donne di non dover scegliere» tra famiglia e carriera e «magari anche con sensi di colpa difficili da superare».

«Tante donne sono costrette a scegliere, mentre bisogna costruire una società che non le costringa a farlo e questo è un problema non solo di cultura ma anche di welfare. -continua la sindaca- In molte situazioni lo fanno i nonni e le nonne. E anche le aziende devono capire che la carriera di una donna è ciclica e non una linea retta. Sul tema della conciliazione c’è ancora molto da fare».

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