di Giulia Zanotti
Durante l’incontro con Jessica Grounds, ex direttrice della campagna “Women Ready for Hillary” di Hillary Clinton, la sindaca di Torino Chiara Appendino è intervenuta anche sul tema delle quote rosa.
«Le quote rosa sono lo strumento e non l’obiettivo: il modello ideale a cui tendere è quello senza quote rosa, intese come obbligo, e senza distinzioni di genere. Dobbiamo parlare di leadership non più distinta fra femminile e maschile, ma di leadership e basta: questa è la grande sfida». La presenza femminile dei luoghi decisionali non dovrebbe provenire dall’obbligatorietà delle quote rosa, dice Chiara Appendino, ma dal fatto che «le donne hanno capacità che devono essere messe a disposizione della società. Non deve più essere ha concluso una questione di politicamente corretto».
La sua stessa elezione e quella di Virginia Raggi «sono già una svolta per il nostro Paese e ci forniscono due indicazioni: che le quote rosa, spesso invocate come soluzione per le pari opportunità, sono importanti ma non così determinanti, e che i cittadini sono più evoluti della politica».
La necessità prioritaria, secondo Chiara Appendino, è quella di andare incontro a tutte quelle donne che, per carenza di servizi, sono costrette a scegliere tra il ruolo di madre e quella di lavoratrice. Bisognerebbe quindi intervenire su di un welfare «che permetta alle donne di non dover scegliere» tra famiglia e carriera e «magari anche con sensi di colpa difficili da superare».
«Tante donne sono costrette a scegliere, mentre bisogna costruire una società che non le costringa a farlo e questo è un problema non solo di cultura ma anche di welfare. -continua la sindaca- In molte situazioni lo fanno i nonni e le nonne. E anche le aziende devono capire che la carriera di una donna è ciclica e non una linea retta. Sul tema della conciliazione c’è ancora molto da fare».