di Moreno D’Angelo
Per qualcuno l’ebola è l’apocalisse, per altri un virus che cancellerà l’uomo della terra come nei classici film di catastrofici. La certezza è che si tratta di un brand allarmistico di grande impatto. Per i complottisti è il solito virus inventato ad hoc per distruggerci o per far vendere inutili vaccini alle fameliche multinazionali del farmaco. C’è chi ci vede anche la mano dell’Isis per punire gli infedeli. Una sciagura che farà impallidire l’Aids.
In tre paesi del centro Africa come Liberia, Guinea e Sierra Leone questa terribile febbre emorragica, che si trasmette tramite il sangue tutte le secrezioni umane (vomito, diarrea, sudore, saliva e fluidi corporali), sta
mietendo vittime espandendosi in modo esponenziale. Sono 8.011 i casi registrati dal dicembre 2013 all’otto ottobre 2014 secondo le rilevazioni dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) con 3.877 decessi. Si tratta di numeri che dimostrano l’alto tasso di letalità (46%) nei Paesi dell’Africa occidentale.
La Gran Bretagna sta inviando 750 militari in Sierra Leone con una nave attrezzata per appositi interventi sanitari contro l’ebola allestendo centri anche centri medico terapeutici di pronto intervento.
E in Europa? L’organizzazione Mondiale della Sanità minimizza i rischi ma evidenzia la possibilità di qualche contagio. A dare l’allarme è stato il caso a Madrid di una infermiera, ora in isolamento, che ha contratto la
febbre emorragica virale, e non è chiaro con quali modalità. Alla donna è stato ucciso per precauzione il cane (scatenando le ire degli animalisti). Negli Stati Uniti la morte di un uomo a Dallas ha scatenato la corsa
all’allarme che potrebbe comportare a breve l’obbligo di visite e misurazioni della febbre negli aereoporti per le persone provenienti da Paesi africani a rischio.
Tutto questo mentre la Banca Mondiale ha detto che l’impatto economico dell’epidemia potrebbe arrivare a 32,6 miliardi di dollari verso la fine del 2015 se non si riuscirà a fermarla.
Un quadro certo confuso che può passare dal facile allarmismo al prendere sotto gamba il fenomeno. Per ora le autorità europee vedono un quadro sanitario e di prevenzione che dovrebbe fare da scudo a questa possibile e drammatica emergenza.
Il ministro della salute Beatrice Lorenzin, pur con toni tranquillizzanti, ha ammesso che qualche preoccupazione potrebbe riguardare la Sicilia per gli sbarchi di immigrati provenienti da Paesi a rischio.
Intanto in Africa si muore e l’epidemia si espande. Ha fatto notizia lo sciopero dei becchini di Freetown, in Sierra Leone. Questi, infatti, chiedono un indennizzo per l’alto rischio contagio,viste le condizioni in cui operano, e per la pericolosità del virus che resta attivo anche nei cadaveri, che secondo
alcuni riti sono lavati a mani nude. Del resto, si contano sessanta vittime tra i lavoratori in questo settore in Sierra Leone. Qui l’ebola ha causato in poco tempo circa 700 morti, di cui 120 in soli due giorni: una vera catastrofe a cui è difficile porre freno. Inutile aggiungere come l’economia di questi paesi, già caratterizzati da forti problemi, sia in caduta libera per la paura che si scatena tra tutti gli operatori commerciali, finanziari e turisti. Lo testimonia la cancellazione di molti voli aerei , la chiusura di molte attività e il calo dei flussi commerciali.
Il primo caso di ebola risale al 1976 in Sudan e nello Zaire (Congo). Si tratta di un virus che può sembrare inizialmente come una forte influenza. Primi sintomi sono febbre molto violenta, dolori muscolari, mal di testa e
uno stato di spossatezza generale che è seguito da una fase con vomito,diarrea, eruzioni cutanee e, cosa più grave, insufficienza renale e epatica con livelli che possono anche comportare emorragie interne e
esterne. Il quadro si può sviluppare in breve tempo. Come detto tutte le secrezioni umane possono esser portatrici di tale virus da persone infette. La cosa preoccupante è che al momento non esiste ancora uno
specifico rimedio o vaccino a questo virus.Non a caso di fronte alla drammaticità della situazione l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dato il via libera a trattamenti chesono al momento ancora sperimentali, perché non hanno concluso l’ordinario lungo iter previsto prima del loro impiego sugli esseri umani.