Il Presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta si prepara a lasciare la poltrona. E la cosa non gli piace affatto. Con il sì della Camera al disegno Delrio si ufficializza la tanto discussa soppressione, che entrerà in vigore a partire dal 1 gennaio 2015. Da allora, entrerà in funzione la città metropolitana che sarà guidata dal sindaco metropolitano Piero Fassino, con competenze sul territorio attuale. Quest’ultimo sarà affiancato da un consiglio ridotto di 24 membri (senza compenso), eletto dai 316 sindaci dei comuni dell’attuale provincia. Come detti, subito scatta la polemica di Saitta. Per lui, infatti, si tratta di «una riforma piccola piccola che porterò risparmi limitati: non più di 32 milioni».
Non nasconde la propria soddisfazione, invece, il sindaco Piero Fassino, che è anche presidente dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani). «Una prima vera riforma istituzionale vede finalmente la luce -dice – la istituzione delle Città metropolitane, la trasformazione delle Province in Enti di secondo grado, la promozione di Unioni comunali e di fusioni tra Comuni. Si realizza così una riforma al cui centro ci sono Città e Comuni, le istituzioni più vicine ai cittadini e dai cittadini più riconosciute. E si semplifica il sistema istituzionale. L’Anci – esprime la propria soddisfazione e opererà da subito, con la esperienza e la generosità di sindaci e amministratori comunali, a implementare nel migliore dei modi il nuovo assetto istituzionale».
Toni più moderati, invece, sono quelli di Umberto D’Ottavio, ex assessore provinciale ora deputato del Partito Democratico. «Altre soluzioni sarebbero state possibili – commenta – ma ormai è il tempo di lasciare alle nostre spalle questa discussione e cercare di realizzare, ognuno per le sue competenze, la migliore città metropolitana possibile nell’interesse dei cittadini che la vivono e la frequentano».
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