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martedì, 22 Ottobre 2024

A Napoli, primi in Italia, una riflessione sulla proposta di legge elettorale

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A Napoli negli storici saloni di Palazzo Serra di Cassano, sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, si è tenuto il convegno “La sentenza della Corte e il dibattito per la nuova legge elettorale” organizzato dall’Associazione Ex Parlamentari, dall’Istituto Campano per la Storia della Resistenza e dal Movimento 139.
Tema quanto mai attuale e ricco di contraddizioni, che ha visto la partecipazione e l’attenta riflessione da parte di numerosi cittadini , di parlamentari ed esperti accademici.
Una contraddizione, come ricorda il professore La Saponara, sono i 148 deputati non ancora convalidati dalla Giunta per le Elezioni, entrati in Parlamento grazie proprio a quel premio di maggioranza che la Corte ha dichiarato incostituzionale.
Una contraddizione sono le liste bloccate, ancora proposte da Renzi-Berlusconi, che feriscono la logica della rappresentanza consegnata nella Costituzione e che comprimono oltremodo la libertà di voto, imponendo al cittadino di scegliere una lista e non il singolo candidato. Un meccanismo che per Tullio Grimaldi, ex deputato, sarebbe comprensibile solo nel caso dei collegi uninominali.
Una contraddizione è, secondo il filosofo Gennaro Carillo, «il gesto di accogliere come negoziatore per superare il Porcellum chi ne era il mandante».
Una contraddizione è la tanto pubblicizzata governabilità come principio fondante. «Ma la governabilità – dice sempre Carillo – è retorica priva di fondamento».
Concetto condiviso anche dallo storico Guido D’Agostino, il quale durante i lavori del convegno ha richiamato l’attenzione sulla necessità di non confondere i termini rappresentanza e governabilità «si è smarrito il vocabolario, il cittadino vota per essere rappresentato. Le elezioni fotografano, molto più di un censimento, il Paese, i suoi umori, le sue tendenze. Misurano i rapporti di forza esistenti. Selezionano il ceto politico. Le elezioni non sono strumento per raggiungere la stabilità ma esercizio di democrazia che è dinamicità”. Riguardo al proporzionale , strumento preferito per far riavvicinare i cittadini alla politica, ha poi aggiunto:” il proporzionale è l’equità aritmetica tradotta nel campo della politica elettorale».
Per Massimo Villone, «con la sentenza n.1/2014 della Corte Costituzionale, mutano alcune coordinate giuridiche oltre che politiche. Sino a questa storica decisione, esisteva l’opinione prevalente in dottrina che la legge elettorale non fosse giustiziabile. Superato tale scoglio, si apre la possibilità che in futuro la Corte possa nuovamente intervenire sulla discrezionalità del Legislatore in questa materia ed uno scrutinio costituzionale attento anche alle regole che trasformano i voti espressi in seggi parlamentari, è un fatto positivo».
Villone, già Presidente della Commissione affari costituzionali del Senato ed ordinario di Diritto Costituzionale ha sottolineato la novità affermata dalla Corte. Essere rappresentati e scegliere direttamente il candidato afferisce alla sfera dei diritti dei cittadini.
Una contraddizione è la sostanziale giurisdizionalizzazione della democrazia.Il giudice costretto ad intervenire per coprire i vuoti lasciati da una politica che ha abdicato al proprio ruolo. La legge 270 del 2005 ha regolato tre elezioni politiche, dal 2006 al 2013. Bisognava aspettare l’intervento della Consulta?
Secondo Carlo Iannello, docente di diritto pubblico: «Le leggi elettorali non risolvono i problemi della politica che deve ritornare ad essere classe dirigente. Gli anticorpi democratici della società non ci sono più, è necessario un profondo processo di rieducazione democratica».
Il senatore Nicola Imbriaco, in conclusione, ha ricordato come questa proposta della quale si parla in questi giorni sia stata caricata di obiettivi e problemi che non può affrontare e risolvere.
Si nota una progressiva degenerazione del sistema democratico in un sistema oligarchico, a prescindere anche da considerazioni che andrebbero svolte sulla confusa proposta che riguarda il Senato della Repubblica.
Luigi Cammarota

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