Capita a tutti di fare dei grossi sbagli nel proprio lavoro. Ma quando questi procurano dei danni a degli innocenti diventano errori imperdonabili.
In questi giorni molti cronisti hanno sbagliato. Compreso il sottoscritto.
Troppo frettolosamente abbiamo pensato bene che l’autore della strage di Caselle Torinese dove sono stati massacrati nella loro villa, venerdì 3 gennaio, Claudio Allione, 66 anni, Maria Angela Greggio, 65 anni, e la madre della donna, Emilia Dall’Orto, 93 anni, fosse il figlio, Maurizio.
Corrotti da vecchi fatti di cronaca nera abbiamo sbattuto la sua vita, dopo averla spulciata per benino, in prima pagina, in pasto ai lettori, fomentando un odio nei suoi confronti di gran parte degli abitanti del piccolo centro alle porte di Torino. Abbiamo dato per scontato che avesse ucciso e che poi si fosse inventato tutto. In fondo era il cattivo perfetto: disoccupato, rockettaro, dedito al consumo di droghe leggere e chissà quali altri vizi. Abbiamo dedotto.
Alibi falso che pensavamo di smontare noi prima degli inquirenti. L’aveva ben costruito, dicevamo, ma crollerà perché è debole. Eravamo convinti che lui, magari aiutato dalla sua fidanzata (sarà lei la mente che lo ha spinto a farlo, le donne fanno perdere la ragione) o da qualche amico, avesse prima massacrato padre, madre e nonna e poi, avendo fatto tesoro dei film degli ultimi tempi, “Csi” ad esempio, avesse ripulito ogni sua traccia dalla villetta degli orrori. Voleva subito l’eredità… ma noi non gli daremo scampo fino a quando non verrà arrestato…
Già sognavamo il titolone sulla coppia diabolica.
Secondo noi aveva pure esagerato nel far ritrovare quella refurtiva, rappresentata da alcune tazzine, giusto per avvallare la sua tesi agli occhi degli investigatori che ad uccidere era stato uno che era lì per rubare. Figuriamoci.
Poi, dopo una giornata intesa, ci siamo risvegliati con il vero assassino, reo confesso. Giorgio Palmieri.
A questo punto il 29enne l’abbiamo dimenticato. Non ci serviva più.
Nessuno di noi, dei cronisti che hanno seguito a Caselle il caso dalla scoperta dei corpi, si è preoccupato di fare un passo indietro.
Ci siamo occupati del killer, sezionando ora la sua di vita. Senza chiedere scusa a Maurizio Allione, ai suoi amici e alla sua compagna.
Abbiamo sbagliato quindi due volte: incolpandolo, mettendolo alla gogna prima e non dicendo “siamo dei fessi” dopo.
E se Maurizio oggi è vittima lo è non solo perché ha perso la sua famiglia, ma anche perché noi, perdendo tutti quanti la misura, lo abbiamo vergognosamente trasformato in un mostro assassino.
Tutti, dicevo all’inizio, fanno degli errori. Il nostro è sempre lo stesso, come in fondo era già accaduto. Sentirci giudici e sputare sentenze. Senza renderci conto che in quei panni abbiamo ancora una volta fatto una figuraccia. Che chi deve informare non può permettersi di fare.