Le lotte e gli scioperi del settore della logistica hanno scoperchiato ormai da più di un anno a questa parte il sistema di sfruttamento che si cela dietro alla grande distribuzione. Partite dai centri della “Rossa Emilia”, le mobilitazioni si sono presto estese a buona parte del resto d’Italia.
L’eco degli scioperi in giro per il paese è arrivata anche a Torino, che nell’immediata periferia conta decine di aziende che si reggono sul lavoro dei facchini.
Ad aver fatto parlare di sé è stato in particolare il Caat, il Centro Agroalimentare situato alle porte della nostra città, a Grugliasco. Qui ogni giorno transitano centinaia di camion di grossisti e ambulanti che vi si recano per fare rifornimento.
Il Caat è un’azienda municipalizzata, al 92% di proprietà del Comune di Torino, e all’interno ci lavorano quasi 800 persone, per la maggior parte migranti. A gestire il lavoro per conto del Comune sono però una trentina di diverse cooperative alle quali i grossisti, tramite appalto, affidano i propri ordini e le assunzioni dei lavoratori.
Che la situazione all’interno del Caat non fosse rosea era noto a molti, ma le precarie condizioni di assunzione e la conseguente ricattabilità dei lavoratori hanno contribuito a lungo a tenere tutto sotto silenzio.
L’intervento del sindacato Si Cobas, che in tutta Italia è stato al fianco dei lavoratori negli scioperi della logistica, ha permesso pian piano che la realtà venisse a galla.
«In 4-5 mesi di presenza sul posto – ci spiega Francesco Latorraca del sindacato – abbiamo scoperto che all’interno del Caat vi è una larga diffusione di lavoro nero». L’affermazione vale per situazioni diverse tra loro: i racconti dei lavoratori hanno riferito che c’è chi ogni notte tenta la fortuna e scavalca i cancelli del centro di Grugliasco tentando di eludere i controlli dei guardioni e ottenere qualche ora. E poi c’è chi invece un contratto regolare ce l’ha, ma le 3-4 ore previste sulla carta spesso si duplicano o triplicano. Col risultato che le paghe, almeno in apparenza, sembrano alte a chi non conosce la realtà vigente nel Caat, fatta di turni massacranti che non risparmiano notturni e festivi.
A questo si aggiungono poi i continui cambi di appalto e di cooperative, che fanno sì che spesso i lavoratori debbano ripartire da capo con la situazione contrattuale.
«Lo sciopero dello scorso 23 maggio ha finalmente portato alla luce tutto questo – continua Francesco Latorraca – e ora la mobilitazione prosegue in maniera continuativa». «Quello che chiediamo – spiega – è un contratto quadro da far adottare a tutte e trenta le cooperative e da far sottoscrivere anche ai grossisti e al Caat».
Alcune, in questi mesi di battaglie, hanno provato a venire incontro alle richieste dei lavoratori. Molte altre, però, non vogliono invece sentire ragioni, creando così un conflitto interno anche alle cooperative che all’oggi non hanno trovato un punto d’incontro.
E così la mobilitazione dei lavoratori per il contratto unico prosegue: dopo lo sciopero della settimana scorsa, oggi si terranno assemblee interne al Caat, mentre la sera è previsto un appuntamento per organizzare la campagna mediatica.