Non molti decenni fa quello dei robot in grado di affiancarsi all’uomo in molte delle proprie mansioni quotidiane era un tema proprio della letteratura e dei film di fantascienza, ambientati in un futuro lontano. Ebbene, ora questo futuro sta diventando realtà.
Infatti, la robotica è uno dei settori che sta registrando una notevole crescita del suo fatturato, così come sempre di più Stati e aziende scelgono di investire sull’industria 4.0 con politiche che favoriscono la digitalizzazione e la diffusione dei robot industriali.
L’esempio asiatico
A guidare l’avanzata dei robot nel mondo del lavoro sono i Paesi asiatici. In Cina, Corea del sud e Giappone la richiesta infatti è tre volte maggiore che nel resto del mondo. Basti pensare che nella sola Corea del Sud la proporzione in un’azienda è di quattro robot ogni cento operai, soprattutto in settori come l’elettronica e l’automotive dove ampia parte dei processi produttivi è basato sull’impiego di queste “macchine intelligenti”.
Nel mondo occidentale solo Germania e Usa sembrano voler seguire l’esempio asiatico, detenendo insieme in totale circa il 20 per cento dei robot costruiti per scopi lavorativi.
Una nuova rivoluzione industriale?
Certo è che di fronte a questi dati, forniti da trademachines, viene da pensare a una nuova rivoluzione industriale. Come nel 1700 l’evoluzione tecnologica aveva permesso l’introduzione di nuovi macchinari che avevano sostituito nel lavoro nei campi e in fabbrica la mano dell’uomo, comportando nel contempo l’acquisizione di nuove compentenze e la nascita di nuove professioni, così sta accedendo adesso.
La si potrebbe definire una vera e propria “Robolution”: dalla rivoluzione digitale ai robot, i primi passi in avanti per una trasformazione che coinvolga molti processi lavorativi sono già stati fatti. E secondo le previsioni alla fine del secolo, nel 2099, il 70 per cento dei processi lavorativi saranno automatizzati. In particolare già ora le aziende puntano su un ampio utilizzo dei robot in settori come la sanità (dalla biorobotica a strumentazioni in grado di pulire molto più velocemente le sale ospedaliere), l’arte (addirittura un concerto d’orchestra è gia stato diretto da un robot) e nel mondo dei trasporti.
CoBots, ovvero l’arte di imparare a convivere
Prospettive di sicuro suggestive, ma che lasciano qualche perplessità in quanti temono che l’avanzare dei robot voglia dire più disoccupazione per l’uomo. Certo, solo il tempo potrà dire cosa succederà. Ma i primi dati parlano invece di una tendenza alla collaborazione tra uomo e macchinario, da qui il termine di coBots. Ovvero, robot che non lavorano per gli uomini ma con gli uomini rendendo la tecnologia una risorsa per creare nuove competenze. Un po’ come accade in Germania, dove l’aumento dei robot va a pari passo con il calo della disoccupazione, o negli Stati Uniti dove un milione e mezzo di posti di lavoro sono stati creati grazie all’utilizzo dei robot.
Per saperne di più scarica il Pdf: “Viva la Robolution”