di Piero Fassino
Torino, capitale europea del turismo. Secondo Odigeo-eDreams, la più grande agenzia turistica del continente, nel 2017 Torino avrà una crescita di flussi turistici del 300%.
Dopo i riconoscimenti del New York Times e di Trip Advisor, un’ulteriore conferma di quanto Torino sia diventata una metà turistica tra le più ambite e attrattive.
Non è un risultato nato per caso, ne’ piovuto dal cielo. E’ il risultato di una scelta fatta in questi anni e perseguita con determinazione: investendo sulla cultura e su eventi di forte attrattività (come le “vituperate” grandi mostre), valorizzando lo straordinario patrimonio museale della città, promuovendo le eccellenze ambientali e gastronomiche, sviluppando un’azione di marketing sui mercati esteri, attraendo eventi sportivi e grandi concerti rock, incrementando i collegamenti aerei e di alta velocità ferroviaria, sostenendo gli operatori alberghieri e commerciali. E oggi i risultati si vedono.
Si può così comprendere quanto siano infondate ironie del tipo “ma noi siamo una città industriale, mica possiamo vivere di turismo!”. Certo, Torino è e vuole continuare a essere una città industriale, così come è un centro di eccellenza sempre più attrattivo nella ricerca e nella alta formazione universitaria. Ma questo non è affatto incompatibile con l’essere una capitale di cultura e di turismo. Al contrario chi investe, chi ricerca, chi studia non va in qualsiasi luogo. E sopratutto non va in città desolate e aride.
Lo ha detto bene qualche settimana fa, in occasione dell’Assemblea annuale dell’Unione Industriale, l’amministratore delegato di Petronas spiegando che la sua società multinazionale ha scelto di allocare le sue attività di ricerca a Torino per tre ragioni: c’è un background industriale particolarmente favorevole, ci sono un Politecnico e una Università di eccellenza, c’è una città in cui si vive bene perché bella, attrattiva e densa di offerte culturali.
Naturalmente tutto questo sta in piedi se la vocazione culturale e turistica la si coltiva ogni giorno e con visione strategica.
Il che richiede che chi governa la città la smetta di destrutturare ogni giorno il sistema culturale (le vicende di queste ore del Museo del Cinema sono molto preoccupanti) e invece, riconoscendo il lavoro e i successi di questi anni, lo prosegua.