Nessun reato. È questo il risultato delle analisi condotte dalla polizia postale sul computer e sul telefono di Aurora, la 13enne di Venaria che il 15 aprile è salita al settimo piano della palazzina in cui viveva con i genitori e la sorella e si è lasciata cadere nel vuoto.
Subito si era pensato a un suicidio a cui era stata spinta dai pesani insulti con cui era bersagliata sul suo profilo Ask.Fm. «Sei un cesso, nasconditi», «ammazzati», solo per citarne alcuni.
Battute pesanti che però, secondo gli esperti, non avrebbero indotto “Aury” a farla finita.
I cyberbulli, tutti minorenni, sono stati identificati. «Nessuno, però, si sarebbe accanito sistematicamente al punto da far scattare un’accusa per «istigazione al suicidio»
Oggi la relazione della postale verrà consegnata ai pubblici ministeri Giuseppe Drammis, della Procura di Ivrea e ad Anna Maria Baldelli della Procura dei Minori.
Loro spetterà il compito di formulare ipotesi di reato.
Gli psicologi che hanno analizzato i profili sui social network della giovane hanno detto che si trattava di una personalità debole, probabilmente la 13enne era anche affetta da una lieve forma di depressione.
L’adolescente affidava le sue confessioni e i suoi stati d’animo a quel mondo virtuale. Parlava di un amore finito e non corrisposto. La cosa che le faceva più male.
© RIPRODUZIONE RISERVATA