Continua l’escalation di violenza nelle regioni orientali dell’Ucraina, dove da tempo è in corso un conflitto tra le forze governative e i ribelli filo-russi. Almeno tredici persone sono morte e dieci sono rimaste ferite dopo che una serie di colpi di mortaio hanno colpito la stazione dei tram del quartiere Leninski, a Donetsk, roccaforte delle milizie vicine a Mosca. I colpi di mortaio andati a segno sarebbero stati cinque, e avrebbero colpito un tram e un filobus di passaggio, che avrebbe poi preso fuoco.
Il presidente Petro Poroshenko ha lasciato in tutta fretta il forum internazionale di Davos, dove si trovava, per rientrare nel Paese e seguire da vicino gli avvenimenti. Secondo un primo comunicato stampa del governo ucraino, i ribelli filo-russi sarebbero i responsabili del bombardamento di questa mattina, tanto più grave perché realizzato in un’area della città non interessata dai combattimenti.
Solo qualche giorno fa un attentato simile aveva provocato tredici vittime nella città dell’est Ucraina, Volnovakha. Prima di lasciare Davos, Poroshenko aveva mostrato alla platea internazionale un pezzo di lamiera dell’autobus distrutto in quell’occasione, cercando di perorare la causa del suo Paese.
L’attacco alla stazione dei tram di Donetsk segue di qualche ora l’accordo raggiunto a Berlino tra Russia e Ucraina circa la definizione di un’area entro la quale iniziare il ritiro dell’artiglieria pesante da parte delle due fazioni (senza riuscire tuttavia a raggiungere un compromesso circa il ritiro delle truppe dalle aree interessate).
L’incontro, cui hanno presenziato anche i ministri degli esteri di Francia e Germania, aveva l’obbiettivo di sbloccare l’empasse diplomatico tra i due Paesi e sollecitare il processo di pacificazione dell’Ucraina orientale.
I combattimenti, tuttavia, continuano. Dopo più di un anno di feroce conflitto – 242 giorni per l’esattezza, come si legge nella pagina Facebook dell’Azov – i militari ucraini sono stati costretti ad abbandonare l’aeroporto di Donetsk, snodo importante del Paese, lasciandolo alla mercé delle milizie filorusse.
«Arrivavano colpi da ogni direzione, durante la notte si è deciso di abbandonare la posizione», spiega il portavoce dell’esercito di Kiev, Vladislav Selezniov, che conferma poi le voci del proseguo dei combattimenti attorno all’aerea dell’aeroporto.