Colpo di scena nel processo Stamina. La procura di Torino, infatti, dopo aver concesso il patteggiamento al fondatore del metodo Davide Vannoni e altri sei imputati oggi si è opposta alla richiesta di Marino Andolina, braccio destro proprio di Vannoni che lo scorso 29 gennaio criveva su Facebook «Anche se sto per patteggiare, non per questo negherò che la metodica Stamina sia stata efficace, innocua ed eseguita a norma di legge. Non essendo il legale rappresentante di Stamina non posso sostenere personalmente il ricorso al Tar, ma mi offro e utile e gradito quale ricorrente “ad adiuvandum” delle famiglie».
Il no del pm Raffaele Guariniello, che indaga sulla vicenda delle infusioni di cellule staminali in pazienti con gravi malattie neurodegenarative, nasce proprio dalle recenti affermazioni del medico nel suo post sul social network nel quale continuava appunto a sostenere il metodo Stamina ipotizzando anche l’eventuale ricorso al Tar da parte dei pazienti, «non emergendo – ha spiegato il magistrato – la volontà dell’imputato di desistere dal commettere in futuro i reati ascrittigli».
Il patteggiamento richiesto dagli avvocati di Andolina avrebbe comportato una riduzione dell’eventuale pena a un anno e dieci mesi.
Si è commossa invece in aula Ermanna Derelli, ex direttore sanitario agli Spedali Civili di Brescia anche lei imputata nell’ambito del procedimento sul metodo. Derelli, che non ha scelto riti alternativi così come gli altri tre medici di Brescia imputati, si è fatta interrogare oggi e non ha retto alla tensione mentre parlava delle infusioni fatte al cognato. Sentita in aula anche Carmen Terraroli. Nel corso delle prossime udienze, durante le quali saranno ascoltati gli altri due medici di Brescia, si discuterà il rito abbreviato per Carlo Tomino dell’Aifa e Marcello La Rosa, ex socio di Davide Vannoni.