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giovedì, 24 Ottobre 2024

Situazione critica alle scuole serali: classi pollaio e iscritti respinti

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di Bernardo Basilici Menini

A dispetto degli intenti, delle riforme, de “La buona scuola”, la salute dell’istruzione superiore non è ancora buona. Torino non fa eccezione. I serali della città invece si. Ma in senso negativo. Dopo il caso del Regina Margherita, costretto a fare i conti con una grave carenza di organico, arrivano nuove, brutte, notizie.

La segnalazione viene dall’istituto Avogadro, ma parla di una situazione che sembra essere comune a tante altre realtà. In questo caso il problema sono le iscrizioni. I posti sono pochi e le risorse sono in calo. Come conseguenza, 7 classi vedono addirittura 35 studenti iscritti. Oltre il comune immaginario delle “classi pollaio”, in cui non è minimamente possibile seguire i percorsi degli studenti e non si può fare altro che applicare percorsi ad alta standardizzazione, laddove si cerca invece di seguire chi cerca di rilanciarsi nel mondo del lavoro.

Ma la faccia critica della questione è un’altra: spesso il sovraffollamento è il minore dei problemi e al contempo l’unica soluzione possibile. Per legge, infatti, 35 è il numero massimo di iscritti per ogni classe: oltre a quel numero scattano i respingimenti. Chi non rientra nei 35 non può iscriversi e rinuncia così al percorso formativo.

Il meccanismo che porta a queste situazioni è farraginoso. Ogni anno le scuole fanno richiesta all’ufficio scolastico territoriale di un certo numero di classi per l’anno scolastico successivo e l’ufficio, in base alle disponibilità, decide quante concederne. Per i serali si pone un grosso problema in più rispetto ai diurni, che in ogni caso hanno patito una contrazione di risorse minore: se per questi ultimi le iscrizioni degli studenti arrivano tra gennaio e febbraio, per i primi il periodo di maggiori richieste è quello di luglio e settembre, dato che la maggior parte di studenti sono lavoratori, alcuni genitori, e fino all’ultimo non sono in grado di sapere se effettivamente avranno la possibilità di frequentare i corsi. Le classi dei serali vengono quindi concesse in base a delle previsioni formulate per l’anno precedente. Se successivamente le risorse calano o gli iscritti aumentano -fenomeno auspicabile, dati gli intenti di riqualificazione e nuova formazione della forza lavoro espressi a livello nazionale- i posti non ci sono più. E gli studenti rimangono fuori.

E quest’anno gli iscritti sono appunto aumentati. Ma con la spending review generale che ha contratto le risorse l’ufficio scolastico regionale non ha più potuto concedere altre classi, né ovviamente sdoppiare quelle pollaio . «Con 30 studenti per classe potremmo già chiudere le iscrizioni –racconta una professoressa dell’Avogadro– ma non ce la sentiamo di rimandare a casa chi decide di dare una svolta alla propria vita cercando di ottenere la licenzia superiore: piuttosto cerchiamo di garantire a tutti un possibilità, anche se siamo obbligati a stiparli in delle classi dove non riusciamo a seguirli come vorremmo».

In ogni caso al 36esimo studente è prescritto lo sdoppiamento delle classi, ma dato che la divisione non viene concessa per la mancanza di risorse, si deve diniegare l’iscrizione. In alcuni casi limite si sono prese anche 40/45 persone in una sola classe, facendo carte false pur di non dover costringere nessuno a rinunciare agli studi.

La situazione paradossale ha fatto si che i professori e i responsabili si attivassero da soli, senza aspettare gli organi istituzionali, e creassero delle reti informali, accanto a quelle ufficiali, per poter andare incontro agli studenti: in due parole, i docenti dialogano tra istituto e istituto, “facendo la conta” dei posti liberi per classi e sezioni e indirizzando le iscrizioni in eccesso verso scuole che ancora anno qualche buco libero. Anche in questo caso, laddove è stato possibile, gli studenti sono stati mandati verso altri istituti. Quando invece non lo è stato per un eccesso diffuso sono scattati respingimenti necessari e agli ormai aspiranti iscritti è stato chiesto di “tornare a gennaio” per tentare nel successivo anno scolastico, dopo aver perso quello corrente. Al solo Avogadro ne hanno reindirizzati dieci e respinti altrettanti. Ma il fenomeno, come detto, è comune a tutti gli istituti e potrebbe vedere un ulteriore peggioramento nelle prossime settimane: Avogadro, Pininfarina, Regina Margherita, Guarini, sono tutti sulla stessa barca.

La situazione è intricata a tal punto che la catena delle istituzioni e delle scuole si inceppa: i presidi fanno richieste che gli uffici regionali non sono in grado di soddisfare perché mancano le risorse. «Un tempo c’erano dirigenti più flessibili, con cui una soluzione si riusciva a trovare. Oggi, dopo le varie spending review, è un’impresa».

E mentre presidi e professori cercano di compierla, tanti aspiranti studenti rimangono fuori. Rinunciando al loro diritto allo studio.

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