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giovedì, 5 Dicembre 2024

Se il Nobel per la pace andasse a quel guerrafondaio di Putin…

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Sottigliezze di linguaggio o questione di prospettive. Solo così si può spiegare la scelta di nominare Vladimir Putin come candidato al premio Nobel per la Pace 2014.
La proposta era stata avanzata lo scorso ottobre dalla Accademia internazionale dell’unità spirituale e della cooperazione tra nazioni. La motivazione: il suo impegno per la Siria. «Putin ha fatto tutti gli sforzi per garantire una soluzione pacifica del conflitto siriano. Usando il suo esempio personale, ha dimostrato il suo impegno per la pace nei fatti, non solo a parole», aveva spiegato Beslan Kobakhiya, vicepresidente dell’Accademia. Trovando d’accordo l’istituto Nobel.
Ma, infondo, come dicevamo dipende solo da che punto si guarda il tutto. Già, perché è vero che Putin proprio nel giorno dell’annuncio della candidatura ha invaso con il suo esercito la Crimea. Però lo ha fatto senza sparare un colpo, semplicemente facendo circondare e prendere il controllo di tutte le zone strategicamente importati ai suoi uomini.
E ancora, durante tutti gli anni al governo della Russia Putin si è sempre mostrato aperto e tollerante nei confronti di ogni etnia o minoranza. Purchè filorussa e ortodossa. Infine, il presidente ed ex spia del Kgb ha dimostrato la sua bontà d’animo alle ultime olimpiadi invernali di Sochi: dove ha offerto due settimane di spettacolo e divertimento, purchè non si parlasse di gay o non si fosse omosessuali. In questo caso tutti nella stessa prigione doe sono finite le Pussy Riot, la band colpevole di aver suonato una canzone rock contro Putin.
Insomma, ripercorrere la biografica del russo lascia quantomeno perplessi sulla sua candidatura al Nobel. Ma poi basta sentire quanto detto da Iosif Kobzon, ai tempi della guerra fredda il Frank Sinatra di Mosca e deputato, che tutto diventa più chiaro: «Sono offeso che Barak Obama abbia ricevuto questo premio e il nostro Vladimir Putin no».
Già, il presidente americano appena vinto il premio nel 2009 aveva festeggiato inviando nuovi droni a bombardare l’Afghanistan. Ma per usare le parole del latino Tacito “Laddove fanno il deserto lo chiamano pace” e allora siamo sicuri che la lista dei candidati al Nobel potrebbe allungarsi molto di più.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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