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mercoledì, 23 Ottobre 2024

Riformismo comunitario, antidoto contro il populismo

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Aldo Novellini
Aldo Novellini
Nato a Torino nel 1963, sposato, due figlie, giornalista pubblicista, collaboratore da molti anni del settimanale cattolico La Voce e il Tempo e Nuova Società. Dal 2015 è direttore responsabile della testata on line Agenda Domani

Nel suo ultimo saggio – “Il riformismo comuntario” (Effatà editrice) – Stefano Lepri, parlamentare torinese del Pd, prova a riflettere su come contrastare il populismo. che sta attraversando il vecchio continente e che, almeno per ora, non sembra trovare ostacoli. Una situazione che rischia di travolgere le nostre democrazie, mettendo a repentaglio la nostra convivenza civile, favorendo l’emergere di derive autoritarie.

Un populismo che, non va soprattutto dimenticato, è la risposta agli eccessi del liberismo economico. Di quel modello figlio di una logica utilitaristica che ha contribuito a mercificare il lavoro umano e che ha generato un disperato orizzonte  consumistico. In buona sostanza il sovranismo altro non è che una delle possibili reazioni alla precarietà sociale indotta da questa globalizzazione selvaggia.

E’ però realmente la sola risposta possibile? Lepri ritiene che non sia così e propone come alternativa un nuovo di riformismo che valorizzi non lo statalismo ormai superato o un mercato che mostra evidenti limiti, ma l’elemento comunitario. Si tratta di ripartire delle comunità e dal solidarismo delle persone, superando sia l’individualismo liberale che il vecchio collettivismo socialista,

Ecco entrare allora in campo la proposta del popolarismo come efficace antidoto contro il populismo. Nel popolarismo vi è la centralità della persona che si esprime anche nelle comunità intermedie dove essa si trova a vivere insieme agli altri. Un riformismo di comunità che parte dal basso che valorizzi la famiglia e i corpi intermedi, a cominiciare dal vasto mondo dell’associazionismo. Ne può derivare un progetto politico incentrato sulla tutela del lavoro, con nuove forme di partecipazione, su un welfare inclusivo e su un’economia civile che promuova uno sviluppo sostenibile. Il tutto accompagnato da una riscoperta di impegno civile e collettivo, che restituisca vitalità al nostro stare insieme. Il superamento di una logica mercantile che spesso confina con quella cultura dello scarto, tanto spesso evocata da papa Francesco. Un riformismo, insomma, capace di far stare bene tutte le persone.

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