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domenica, 8 Settembre 2024

Regione: Merlo, Esposito e Catizone chiedono le dimissioni dei consiglieri Pd

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Un segnale forte quello che vogliono lanciare tre esponenti del Partito Democratico, Giorgio Merlo, il senatore Stefano Esposito e il sindaco di Nichelino Pino Catizone chiedendo le dimissioni in massa dei consiglieri regionali.
Dopo lo scandalo delle spese pazze in Regione, in merito alla quale la Procura di Torino aveva aperto un’inchiesta nel 2012, iscrivendo dapprima ben 56 consiglieri piemontesi su 60 nel registro degli indagati, ora le indagini stanno per chiudersi e entro la fine di questa settimana il governatore della Regione Piemonte Roberto Cota e il presidente del consiglio regionale Valerio Cattaneo e altri 40 politici riceveranno l’avviso di conclusione.
Una situazione gravissima per cui i tre piddini chiedono unitamente che «il Pd riprenda in considerazione l’ipotesi delle dimissioni nella regione Piemonte».
«Ha ragione – continuano – il segretario regionale Gianfranco Morgando nell’affermare che il livello di impermeabilità di Cota e della sua maggioranza è tale che, anche in presenza di una pioggia di avvisi di garanzia, nulla accadrebbe. Ma proprio perché di fronte alla totale delegittimazione di questa Giunta nessuno potrà cavarsela con un’alzata di spalle, allora il Pd ha il dovere politico e morale di assumere un’iniziativa straordinaria, eventualmente di concerto con le altre forze dell’opposizione».
«Un’opzione politica, ma anche tattica, – spiegano – che era già stata proposta sette mesi fa. Le perplessità di allora sull’opportunità di un gesto così radicale e i dubbi tecnico-giuridici non possono avere più valore oggi, di fronte alla consunzione a cui la Giunta Cota sta portando l’intera istituzione regionale».
«Solo un’iniziativa coraggiosa, oltre a rappresentare un segnale davvero forte nei confronti della società piemontese, ci permetterebbe di modificare concretamente il quadro politico e di scalfire quel muro di impermeabilità che rischia di condurci a uno sfascio generalizzato dove tutti quanti saranno accomunati nel discredito e nella pubblica gogna, senza distinzione tra chi ha lavorato per il bene del Piemonte e chi si è fatto gli affari propri pur stando all’opposizione».
«Un’azione coraggiosa, ma non spericolata, – concludono – è l’unica strada da perseguire se si vuole impedire a Cota e alla sua amministrazione di continuare a vivacchiare, magari fino al 2015 con danni irreparabili».

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