Cambia l’accusa e processo da rifare per Francesco Furchì, il faccendiere sospettato di essere l’uomo con il casco che la mattina del 21 marzo 2012 sparò ad Alberto Musy. Il consigliere comunale dell’Udc è morto lo scorso 22 ottobre dopo 19 mesi di coma.
«C’è un nesso di causa unico ed esclusivo tra la morte di Alberto Musy e le lesioni riportate» durante l’agguato, ha spiegato il professor Luca Tajana, il medico legale incaricato dal tribunale dell’autopsia sul corpo di Musy.
«Non ho ravvisato alcun elemento esterno» ha detto Tajana, spiegando che Musy è morto in seguito a una broncopolmonite «che è una delle cause di morte più frequenti in soggetti in stato vegetativo». Una conclusione che non ha sorpreso nessuno ma che formalmente fornisce la base per la nuova accusa: omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti. Un reato che compete alla corte d’assise giudicare.
Per questo il tribunale presieduto dal giudice Quinto Bosio non ha potuto fare altro che interrompere il processo per tentato omicidio e rimettere gli atti al pubblico ministero. Ora il pm Roberto Furlan dovrà formula la nuova richiesta di rinvio a giudizio contestando a Furchì un reato che può costargli l’ergastolo.
Sara Settembrino
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