Trentasei condanne e trentotto assoluzioni. Si chiude così il maxi processo sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in provincia di Torino, dopo otto ore di camera di consiglio. Si tratta della più grande inchiesta mai condotta negli ultimi quindici anni nell’Italia nord occidentale. Il fascicolo era stato aperto nel 2006 in seguito alle rivelazioni del pentito Rocco Varacalli.
La sentenza, letta nell’aula bunker del carcere Lorusso-Cotugno alle Vallette, ha prosciolto oltre la metà degli imputati.
21 anni e sei mesi per Vincenzo Argirò, colui che si prodigò per organizzare le cene elettorali per la famiglia Coral e anche nell’organizzazione della campagna per le elezioni del 2009. dieci anni invece per l’ex sindaco di Leinì, Nevio Coral, e interdizione perpetua dai pubblici uffici.
E ancora. Due anni e un anno di interdizione per l’ex segretario del comune di Rivarolo Canavese Antonino Battaglia. Salvatore De Masi è stato condannato a 14 anni, mentre Rosario Marando è stato assolto.
«Per buona parte l’impianto accusatorio ha retto». Queste le parole con cui il procuratore vicario Sandro Ausiello ha commentato la sentenza.
Sulla possibilità che si ricorra in appello il procuratore capo, Gian Carlo Caselli, ha risposto: «Bisogna valutare posizione per posizione».
Presente in aula anche don Luigi Ciotti, presidente di Libera.
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