Avrebbero dovuto scioperare ma l’agitazione contro la vendita del 31% dell’Amiat non era stata proclamata e organizzata secondo le regole e per questo bocciata.
Così i lavoratori dell’azienda torinese per la raccolta rifiuti, hanno scelto di presidiare questa mattina davanti a Palazzo di Città, sperando di parlare con un assessore competente, e ridiscutere la cessione del 31%, approvata durante il Consiglio Comunale la settimana scorsa, ultimo capitolo di una privatizzazione arrivata ormai all’80%.
«Il sindaco di Torino Piero Fassino non ha mantenuto la parola data», lamentano i sindacati della Fp Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti Nazionale e Fiadel, davanti al Comune, che temono per uno smantellamento insensato di «un’azienda sana con bilanci in attivo».
«Dopo la cessione del 49% fatta dal Comune Fassino e la sua Giunta ci avevano garantito che Amiat sarebbe rimasta a maggioranza pubblica non meno del 51%, – spiegano dal presidio davanti a Palazzo di Città i lavoratori – e che il socio privato avrebbe dovuto garantire investimenti e sviluppo portando l’azienda anche fuori dal territorio torinese e tante altri punti che ovviamente però, non sono stati rispettati».
Verso sera però, le organizzazione sindacali Fp Cgil, Fit Cisl Reti, Uiltrasporti e Fiadel hanno proclamato per l’intera giornata di venerdì 24 ottobre uno sciopero dei dipendenti di Amiat SpA, e i sindacati avvertono che, di conseguenza, potranno verificarsi disagi relativamente alle attività svolte da Amiat, in particolare per quanto riguarda la raccolta rifiuti, sia stradale che domiciliare, la nettezza urbana e il servizio di call center riservato ai cittadini, per poi tornare alla normalità nel corso delle giornate successive.