Arriva senza riserve questa volta il parere favorevole del collegio dei revisori dei conti al bilancio preventivo 2018-2020 del Comune di Torino. Per l’ente, ricostituito dopo le dimissioni dei precedenti componenti, le previsioni di bilancio rispetterebbero criteri di “coerenza interna, congruità e attendibilità contabile” e in particolare “la possibilità, con le previsioni proposte, di rispettare i limiti disposti dalle norme relativa al concorso degli enti locali alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica”.
Giudicate attendibili le previsioni di cassa “in relazione all’esigibilità dei residui attivi e delle entrate di competenza tenuto conto della media degli incassi degli ultimi 5 anni, e congrue in relazione al rispetto dei termini di pagamento con riferimento ai cronoprogrammi, alle scadenze di legge e agli accantonamenti al Fondo Crediti Dubbia Esigibilità”. Per quanto riguarda gli investimenti i revisori ritengono “conformi le previsioni dei mezzi di copertura finanziaria delle spese per investimenti e coerente la previsione di spesa“.
Unico avviso alla Giunta “la puntuale azione amministrativa volta a dare contezza alle indicazioni della Corte dei Conti in particolare in materia di riduzione del debito, di rientro dalla anticipazione di tesoreria, di riscossione dei residui attivi ancora in esercizio“.
A questo punto la partita più dura per Appendino sembra nei confronti delle Circoscrizioni che, visti i tagli previsti, per la prima volta non hanno concesso l’abbreviazione dei termini per dare il parere al bilancio. «E’ impensabile che nell’ambito di un piano di rientro le Circoscrizioni pensino di non dover contribuire. Certo – aggiunge – non spetta alla Città decidere dove debbano
tagliare ma non possono pensare di non essere toccate, tolto ilfatto che il loro contributo, dell’8%, è più basso di quello richiesto ad altri assessorati». Appendino non nega che «si è creato un muro contro muro e forse entrambi non abbiamo percorso la strada corretta ma non accetto che venga strumentalizzata la questione dei tagli».