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giovedì, 24 Ottobre 2024

Novemila processi pendenti, ecco la malagiustizia in Italia

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In Italia vi sono attualmente più di nove milioni di processi pendenti.«Più precisamente alla data del 30 giugno 2013 si contano 5.257.693 processi pendenti in campo civile e quasi 3 milioni e mezzo in quello penale». A parlare, dati alla mano, è il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri nel corso della relazione annuale sull’amministrazione della Giustizia di cui ha dato conto questa mattina in Parlamento.
«Il funzionamento del sistema – spiega il ministro – continua a essere in sofferenza pur a seguito dei numerosi interventi introdotti». La Cancellieri ha poi sottolineato come il lavoro giudiziario sia ormai da molti anni soggetto a una dilatazione tale, in termini quantitativi, da aver compromesso il servizio reso ai cittadini.
«Questo – ha confermato il ministro – a causa non solo di un aumento della litigiosità in campo civile o dell’attività criminale in campo penale, ma anche dalle trasformazioni della società».
Come se non bastassero poi cause decennali e processi senza fine, le inefficienze della giustizia presentano anche importanti ricadute sul debito pubblico italiano. «Numero ed entità delle condanne – ammette infatti Annamaria Cancellieri – rappresentano annualmente ancora una voce importante del passivo del bilancio della Giustizia, la cui eliminazione va posta come prioritario obiettivo».
La Guardasigilli, poi, non si è lasciata sfuggire l’occasione per ribattere a quanti hanno fatto della legge sull’indulto di prossima applicazione il loro cavallo di battaglia. Si pensi ad esempio alle esternazioni delle settimane scorse del nuovo segretario della Lega Salvini.
«Mi preme ribadire che l’insieme delle misure programmate ed in corso di attuazione sul fronte delle carceri non produce un’alterazione dell’equilibrio sociale, poiché non è previsto alcun automatismo nella concessione dei benefici penitenziari», ha spiegato il ministro dell’Interni, che ha poi ribadito come ogni decisione debba passare per un magistrato di sorveglianza.
«Al Parlamento – ha concluso poi la Cancellieri – resta la responsabilità di scegliere se ricorrere a quegli strumenti straordinari evocati dal Presidente della Repubblica e che certamente ci consentirebbero di rispondere in tempi certi e celeri alle sollecitazioni del Consiglio d’Europa».
Al termine della sua relazione, il ministro ha voluto però inserire una nota positiva, chiarendo che le cattive condizioni in cui versa attualmente – e da molti anni ormai, verrebbe da aggiungere – il sistema giudiziario italiano non devono far pensare che un miglioramento non sia possibile né fungere da alibi a non prendere provvedimenti.
«Tutti – ha sottolineato – possiamo contribuire a far sì che l’ottimismo della volontà prevalga sul pessimismo della ragione».
Alessandra Del Zotto

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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