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mercoledì, 23 Ottobre 2024

Musei: il De profundis di Appendino al Regolamento 307

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di Monica Canalis*

Tra una battuta e un selfie, a molti potrebbe essere sfuggito che lunedì 20 marzo la Giunta Appendino ha cantato il de profundis su un bel pezzo di politiche attive del lavoro per le persone svantaggiate.
Faccio riferimento all’applicazione del Regolamento 307 nel settore museale.
Il Regolamento 307 per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e disabili ha origine all’inizio degli anni ’80 con l’obiettivo di sostenere le politiche attive del lavoro attraverso gli appalti di servizio pubblici, nel settore delle pulizie e sorveglianza di scuole, musei e mercati, nel settore verde pubblico, biblioteche, raccolta carta, manutenzioni circoscrizionali ecc.
Per farci un’idea dei numeri, nel 2016 questo strumento ha consentito di impiegare nella città di Torino 579 lavoratori svantaggiati.
La peculiarità delle gare d’appalto ex 307 è che non sono mai al massimo ribasso, ma seguono il principio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, oltre a prevedere il meccanismo dell’”assegnaziinterpellanzaone” (e non dell’affidamento diretto) per le attività sotto soglia.
Purtroppo dopo tanti anni Appendino vuole mandare in soffitta quest’esperienza di successo, che oggi consente di impiegare nei soli musei torinesi più di 40 lavoratori appartenenti alle categorie svantaggiate (disabili e non).
Abbiamo fatto questa scoperta in occasione della risposta fornita dall’assessore Leon all’interpellanza a prima firma di Chiara Foglietta sul futuro dei lavoratori del consorzio CNS, in cui si chiedeva che fine avrebbe fatto il loro contratto dopo la scadenza dell’appalto il prossimo primo luglio 2017.

Un appalto che coinvolge cinque musei: Risorgimento, Montagna, Diffuso, Anatomia e Lombroso.
Nella sua risposta l’assessore alla cultura ha detto letteralmente: «L’Amministrazione ritiene che il rinnovo della gara d’appalto non costituisca la soluzione più idonea ed efficiente per garantire il servizio al pubblico dei musei, in quanto l’interposizione del Comune nel rapporto funzionale fra lavoratori e direttori dei musei stessi costituisce elemento di rigidità ed inefficienza…… D’intesa con i direttori dei musei coinvolti è stato individuato un percorso comune che prevede l’indizione di gare per l’affidamento dei servizi a cura dei singoli istituti con l’inserimento della clausola sociale e il mantenimento dei livelli occupazionali e retributivi attuali, attraverso la sottoscrizione di apposite convenzioni per garantire ai musei le risorse necessarie».

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Insomma, bene la clausola sociale, ma è molto grave che si derubrichi la straordinaria esperienza di inserimento lavorativo dei lavoratori svantaggiati attraverso il Regolamento 307 ad un mero elemento di rigidità ed inefficienza.
Cara assessore Leon, sì, le persone svantaggiate non sempre rispondono a canoni di massima efficienza, ma un assessore, seppur con delega alla cultura, dovrebbe tener presenti anche gli altri obiettivi di un’amministrazione, come la lotta alla disuguaglianza e le politiche attive del lavoro.
Come mai l’assessore Sacco, che ha la delega al Lavoro, Economato, Contratti e Appalti, non ha alzato la sua voce in difesa del Regolamento 307?
La supposta clausola sociale (obbligo dell’assunzione e mantenimento delle condizioni contrattuali ed economiche), se applicata dalle procedure che seguiranno, di cui la Leon ha fatto menzione, tutela nell’immediato i lavoratori, ma nulla dice rispetto al tutelare l’esperienza del Regolamento 307, inteso come strumento utile a sostenere attraverso la spesa pubblica politiche attive del lavoro.
Se in passato il Comune faceva un’unica gara d’appalto per i cinque musei, ora Leon intende spacchettarla assegnando ad ogni museo il compito di fare la gara. Il Comune garantirà ai musei un contributo per due anni, ma i singoli musei dovranno bandire in autonomia il proprio appalto dei servizi di custodia e biglietteria.
Come hanno denunciato i sindacati  «Rolando ha fatto il suo piccolo miracolo, mantenendo formalmente gli stessi finanziamenti di sostegno ai musei, ma obbligando questi a sottrarvi i costi di gestione degli appalti, che saranno vincolati».
Cosa succederà dopo i due anni, quando il Comune non trasferirà più le risorse economiche?
Inoltre, a differenza del passato, molti di questi appalti finiranno probabilmente “sotto soglia” e saranno aggiudicati a cooperative meno affidabili.
L’interposizione del Comune nell’indizione di un’unica gara d’appalto per i vari musei rappresentava un’anomalia, ma ormai consolidata nel tempo e da sempre caratterizzata da grandi risparmi. Infatti il servizio unico permetteva il risparmio su spese comuni, come ad esempio nelle sostituzioni del personale assente (pari al 37% dei costi del servizio).
Ad oggi non ci sarebbe il tempo per lanciare un appalto ex 307 entro il primo luglio, ma si potrebbe lasciare un periodo di transizione che consentisse i tempi di espletamento della procedura di appalto. Oppure il Comune potrebbe considerare una gara fatta dalla città come “centrale di committenza” per conto dei musei.
Ma la Giunta sembra aver già archiviato tutto.
Da alcuni mesi ci chiedevamo se questi signori intendessero sostenere i lavoratori svantaggiati attraverso la spesa pubblica per appalti di servizio.
La risposta purtroppo è NO.

*Consigliera del Comune di Torino e Consigliera della Città Metropolitana di Torino

 

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