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mercoledì, 23 Ottobre 2024

Mensa scolastica, “panino libero” dal 3 ottobre

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

di Giulia Zanotti

Sta per suonare la campanella di inizio del nuovo anno scolastico per gli studenti torinesi che dal 12 settembre torneranno sui banchi. Ma in queste ore di vigilia più che libri e programmi a interessare è la situazione mense.
Infatti, dopo la sentenza della Corte d’Appello di Torino che dà il via libera alle famiglie che avevano presentato ricorso a dare ai propri figli un pasto preparato da casa ora la palla passa al Comune, gestore del servizio di ristorazione. Così oggi l’assessora all’Istruzione Federica Patti ha relazionato in Consiglio comunale spiegando la situazione: «Il riconoscimento di un diritto e l’effettiva applicabilità dello stesso sono due cose ben distinte» ha spiegato la Patti.
Secondo l’assessora infatti: «Da una parte difendere una conquista come quella della mensa scolastica, importante per le famiglie e per garantire a bambine e bambini, indipendentemente dalla loro condizione sociale, almeno un pasto quotidiano sano, nutriente e bilanciato. Dall’altra parte, lavorare per migliorare il servizio e renderlo più accessibile».
Per questo il Comune ha già fissato tre tappe nelle prossime settimane. Il 13 settembre, il giorno successivo alla prima campanella, inizierà il servizio mensa obbligatorio per tutti i bimbi e ragazzi della scuola primaria e secondaria. Da qui ci saranno 10 giorni di tempo per gli istituti per raccogliere la lista con i nominativi degli alunni che rinunciano alla mensa, scegliendo il “panino da casa”. Entro il 26 settembre dunque le scuole dovranno comunicare l’elenco dei nomi che verranno cancellati dal servizio di ristorazione. E dal 3 ottobre via libera al pranzo portato da casa. Ma solo a delle specifiche condizioni: infatti, sono negli istituti in cui saranno state trovate delle soluzioni organizzative adeguate sarà possibile che gli alunni mangino quanto preparato dai genitori.
Una soluzione che però non sembra aver convinto tutti in consiglio comunale. A partire dal capogruppo Pd, Stefano Lorusso, che chiede alla giunta Appendino maggiori garanzie: «Cosa farete concretamente per risolvere le problematiche e ridurre i costi della mensa? Come vi comporterete nei confronti del gestore del servizio mensa?».
Domande che riecheggiano anche nell’intervento della consigliera di Torino in Comune Eleonora Artesio: «Qui si stanno contrapponendo due egoismi: quello dell’Amministrazione comunale di determinare una partecipazione al costo troppo elevata; quello dei consumatori che intendono auto-tutelarsi rispetto ai costi troppo alti, senza considerare la dimensione collettiva e formativa. Chiedo di discutere se quello della mensa debba essere un servizio collettivo su cui investire, come io credo”.

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