Essendo il premier più giovane della storia dell’Italia non deve aver fatto molta fatica a inserirsi tra i ragazzi delle scuole “Coletti”. Matteo Renzi, della sua prima uscita dopo l’investitura, è tutto sorrisi e tecnologia tra gli studenti di Treviso.
Li ascolta, chiacchiera con loro e si fotografa con lo smartphone. E poi canta l’inno d’Italia in una scuola, alla periferia della città veneta, che è simbolo dell’integrazione visto l’alto numero di figli di immigrati che la frequentano. «Sono la vostra pausa tra la campanella e la ricreazione» scherza ancora il neopremier. Mentre si informa sulla vita di questi ragazzi: «Per che squadra tieni?», «Chi di voi ha mamme e papà che hanno problemi di lavoro?».
D’altronde da chi ha fatto della “rottamazione” un suo punto di forza non c’è da sorprendersi se proprio nella scuola intraveda un punto nevralgico per il futuro del nostro Paese: «Dalle lavagne Lim alla cacca dei cani: dipende anche da voi, voi siete importanti anche se non votate». E così prima del saluto ci si scambiano i contatti: «Vi lascio la mia e-mail. Da domani vorrei questa: matteo@governo.it. Quando vedete qualcosa che non va mi scrivete».
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