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mercoledì, 23 Ottobre 2024

L'UE denuncia l'Italia per la morte dell'orsa Daniza

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di Vanna Sedda
La sua vicenda ha appassionato l’Italia, fino al suo tragico epilogo. Il caso dell’orsa Daniza è stato ora portato all’attenzione della Commissione europea, con una denuncia nei confronti dell’Italia, ossia il ministero dell’Ambiente, Provincia autonoma di Trento e ogni altro eventuale organismo e/o ente pubblico responsabile.
A presentarla Monica Frassoni, coordinatrice di Green Italia e co-presidente del partito Verde europeo, e Edoardo Gandini, dello European enforcement network of animal welfare lawyers and commissioners, in collaborazione con Massimo Tettamanti, esperto di metodi alternativi alla sperimentazione animale, i rappresentanti di Green Italia-Verdi Europei e delle associazioni per la protezione degli animali LEAL, OIPA e Associazione Animalisti.
Alla Provincia di Trento viene contestata la violazione di due direttive europee che riguardano la protezione dell’orso bruno, la conservazione degli habitat naturali e la tutela dei corpi idrici di superficie.
La caccia alla povera orsa era stata aperta intorno alla metà di agosto, quando l’animale aveva aggredito un cercatore di funghi nel tentativo di difendere i suoi cuccioli da una possibile minaccia. L’intervento della Provincia per catturarla si era concluso inaspettatamente con la sua morte dovuta a un eccesso di narcotici.
Daniza era arrivata nei boschi del Trentino dalla Slovenia all’interno di un progetto europeo per il ripopolamento dell’orso bruno, per il quale le autorità locali avevano ricevuto finanziamenti dall’Europa.
«La vicenda di Daniza rivela una totale contraddizione fra il programma europeo per la reintroduzione dell’orso bruno e il comportamento delle autorità della provincia di Trento, che sempre più spesso, dopo avere incassato i soldi, non sono in grado di mantenere gli impegni di protezione previsti nel progetto stesso: obblighi di protezione non solo degli orsi, ma anche dei loro habitat naturali» dichiarano Gandini e Frassoni, sottolineando di come le autorità trentine avessero approvato nel dicembre 2013 l’ampliamento dell’area sciistica e la costruzione di un bacino funzionale all’innevamento artificiale su porzioni del territorio coperte dalla direttiva Habitat, senza rispettarne i vincoli.
In più questi provvedimenti avevano apportato nelle casse locali ingenti fondi europei (si parla di quasi 8 milioni di euro), uno spreco di denaro che secondo i querelanti merita una sanzione esplicita. È evidente come anche il rapporto fauna–uomo comporti dei risvolti economici.

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