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mercoledì, 4 Dicembre 2024

Lavoratori delle cooperative in protesta davanti al Comune

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Bidelli delle cooperative di tipo B in protesta davanti al Comune di Torino. In piazza Palazzo di Città la rabbia e la preoccupazione sono tante. In gioco c’è lo stesso futuro di lavoratori impegnati nella vigilanza e nella pulizia delle scuole, che a partire dal 1 marzo si vedranno dimezzate o addirittura ridotte ad un terzo le proprie ore lavorative, con conseguenze drastiche sullo stipendio.
I tagli sono il frutto dei nuovi contratti Consip, ovvero la società per azioni nata nel 1997 che è la centrale acquisti per la pubblica amministrazione italiana. I fondi romani destinati per le cooperative regionali B, ovvero quelle che si occupano dell’inserimento di persone svantaggiate, stanno per essere notevolmente ridotti.
I lavoratori, chiaramente, non ci stanno. Mentre è in corso la mobilitazione, i loro rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil si incontrano con l’assessore all’Istruzione Mariagrazia Pellerino.
«Fuga di bidelli, fuga di cervelli», «basta con i tagli», si legge sulle magliette dei collaboratori scolastici. Hanno quasi tutti situazioni difficili alle spalle: molti sono monoreddito, hanno un grado di istruzione basso e, spesso, una famiglia a carico e più di 50 anni.
«Prima facevo 30 ore a settimana, con uno stipendio di poco più di 800 euro al mese – dice Giusi Condello – ora arriverei a prendere, forse, meno di 400 euro. Come posso pensare di mantenere me e la mia famiglia?». Con lei anche Mattea Mintone, e Paola Massariello. Quest’ultima ci tiene a sottolineare che non solo di pulizie il loro lavoro si tratta, «ma anche di vigilanza, spesso dei ragazzi disabili, che vengono lasciati a noi per lunghissimi momenti». Tutti compiti che ora passerebbero ai bidelli assunti dallo Stato.
«Non vogliamo fare una guerra tra poveri – concludono i dipendenti delle cooperative – non abbiamo niente contro gli statali. Vogliamo solo che il nostro lavoro sia riconosciuto».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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