Bidelli delle cooperative di tipo B in protesta davanti al Comune di Torino. In piazza Palazzo di Città la rabbia e la preoccupazione sono tante. In gioco c’è lo stesso futuro di lavoratori impegnati nella vigilanza e nella pulizia delle scuole, che a partire dal 1 marzo si vedranno dimezzate o addirittura ridotte ad un terzo le proprie ore lavorative, con conseguenze drastiche sullo stipendio.
I tagli sono il frutto dei nuovi contratti Consip, ovvero la società per azioni nata nel 1997 che è la centrale acquisti per la pubblica amministrazione italiana. I fondi romani destinati per le cooperative regionali B, ovvero quelle che si occupano dell’inserimento di persone svantaggiate, stanno per essere notevolmente ridotti.
I lavoratori, chiaramente, non ci stanno. Mentre è in corso la mobilitazione, i loro rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil si incontrano con l’assessore all’Istruzione Mariagrazia Pellerino.
«Fuga di bidelli, fuga di cervelli», «basta con i tagli», si legge sulle magliette dei collaboratori scolastici. Hanno quasi tutti situazioni difficili alle spalle: molti sono monoreddito, hanno un grado di istruzione basso e, spesso, una famiglia a carico e più di 50 anni.
«Prima facevo 30 ore a settimana, con uno stipendio di poco più di 800 euro al mese – dice Giusi Condello – ora arriverei a prendere, forse, meno di 400 euro. Come posso pensare di mantenere me e la mia famiglia?». Con lei anche Mattea Mintone, e Paola Massariello. Quest’ultima ci tiene a sottolineare che non solo di pulizie il loro lavoro si tratta, «ma anche di vigilanza, spesso dei ragazzi disabili, che vengono lasciati a noi per lunghissimi momenti». Tutti compiti che ora passerebbero ai bidelli assunti dallo Stato.
«Non vogliamo fare una guerra tra poveri – concludono i dipendenti delle cooperative – non abbiamo niente contro gli statali. Vogliamo solo che il nostro lavoro sia riconosciuto».
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