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giovedì, 24 Ottobre 2024

L’algoritmo dell’indignazione: politica e giustizia ai tempi dei social

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.


Spesso accade che nelle Famiglie numerose, i genitori, i nonni e gli zii, anche se non lo ammetterebbero mai, hanno un figlio o un nipote preferito, quello che se combina una marachella ha molte più probabilità di uscirne indenne rispetto agli altri fratelli o alle altre sorelle. In questa premessa azzardata, è facile riconoscere anche alcuni comportamenti o sentimenti che vengono fuori nei Partiti, in particolare tra gli elettori e i simpatizzanti.
Probabilmente l’indignazione, ormai, non è più frutto di una propria percezione, ma di un sentimento indotto dalla massa e dai social, quasi ci fosse un algoritmo anche per designare eventuali vittime della morale pubblica o gli indenni.
Giudici seriali integerrimi, questi lettori e frequentatori assidui delle piattaforme social, dove sei condannato o assolto a seconda dell’onda mediatica, del sentimento diffuso, che spesso non corrisponde con la verità.

Sarebbero innumerevoli gli esempi da citare, ne prendiamo uno, quello più fresco. Sotto il caldo del sole agostano, meritato dopo un lungo periodo di lockdown, abbiamo assistito allo “scandalo” dei rimborsi INPS per le Partite Iva.
Il caso ha voluto che tra i fruitori vi fosse anche il Consigliere Regionale del PD Diego Sarno che, a dire il vero, forse intimorito dalla gogna mediatica, all’inizio della storia si è un po’ dimenato tra le giustificazioni. Costretto dall’indignazione pubblica, specie nel suo stesso Partito, si è sospeso. Anche il Circolo del PD di cui fa parte, quello di Nichelino, politicamente città natale di Sarno, uscì pubblicamente con la richiesta, ai vertici del Partito, di prendere seri provvedimenti. La mannaia moralista, insomma, si abbatté, con tanto di commenti social di iscritti al PD pronti a massacrare il Consigliere. Ma per cosa, nei fatti? Lo diciamo noi: per una cosa che una Legge gli ha permesso. Su questo, almeno, non ci sono dubbi o confutazioni, al di là della mera opportunità politica.

Ma veniamo al fratello prediletto, il neo popolarissimo sindaco di Moncalieri Paolo Montagna. Nessuno, salvo i Moderati di Portas, si è mai posto il tema se fosse opportuno candidare o meno un amministratore che nel contempo era finito sotto l’occhio della Giustizia, quella vera, non quella di Facebook. Così ora, che parrebbe dover giustificare alcuni suoi comportamenti per annullare l’accusa di falso che gli muovono gli inquirenti, tutto tace dal lato della folla. Un’arena taciturna che assiste senza alzare la cancellata dei leoni, già col pollice all’insù e pronta a rianimarsi, gridare, tifare, spalancare i cancelli alle belve affamate, appena vi sarà il prossimo malcapitato. “Vivere in contraddizione con la propria ragione è la morale più intollerabile”, diceva Lev Tolstoj.

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