Omofobia e discriminazioni persistono e vanno combattute in ogni parte del mondo. Con questo obiettivo anche Torino prepara il suo Coming Out Day per l’11 ottobre.
“Una giornata dedicata alle persone che non si sentono ancora libere di esprimere il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere, nella nostra Città e in ogni parte del mondo”. Sono le parole con cui l’assessore comunale Pari Opportunità Jacopo Rosatelli ha commentato l’imminente Coming Out Day torinese.
Si tratta della giornata internazionale dedicata alla comunità LGBT che intende contrastare la perdurante deriva omofoba. Una deriva che continua ad essere alimentata da pregiudizi e posizioni tradizionaliste, ultraconservatrici e anche complottiste che, palesando anche lo spauracchio di un futuro transumanesimo, attaccano quella che viene definita come potente lobby gay. Ricordiamo come per alcune realtà anche religiose il gay è ancora visto come un malato da curare, quando va bene, o da estirpare.
Il Coming Out Day è nato a Washington nel 1988, a seguito di una grande manifestazione per i diritti della comunità LGBT, per denunciare quel silenzio e quell’ignoranza in cui prospera l’omofobia.
A Torino, il servizio LGBT del Comune di Torino, mercoledì 11 ottobre in via Saccarelli 18, alle ore 20.30, presso Più SpazioQuattro, proietterà la pellicola di Mike Mills “Beninners” (2011). L’Iniziativa è in collaborazione con il Lovers Film Festival. L’ Ingresso è libero.
Un breve dibattito precederà la proiezione con gli interventi dell’assessore Jacopo Rosatelli,
Valentina Cera, Consigliera con delega alle Pari Opportunità della
Città Metropolitana e di Alessandro Uccelli di Lovers Film Festival.
Saranno inoltre presenti esponenti del Coordinamento Torino Pride e della Rete Genitori Rainbow.
L’Assessore Rosatelli ha sottolineato come si tratti di:” una giornata dedicata alla libertà delle persone LGBTIQ+ di essere sé stesse alla luce del sole, senza paura né vergogna”. Rilevando con preoccupazione come “la recente irruzione violenta a CasaArcobaleno dimostra come l’omolesbobitransfobia resti una
minaccia e che proprio la visibilità delle persone LGBTIQ+ disturbi i professionisti dell’odio. La strada da percorrere è ancora molta e penso, oltre al contesto familiare, anche a quello lavorativo o a quello sportivo, dove ci sono ancora molti pregiudizi nei confrontidelle persone LGBTIQ+”.