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giovedì, 24 Ottobre 2024

Incontri su omosessualità e famiglia al Faà di Bruno: è bagarre al Comune

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

«Sono stanco. Gli omofobi facciano i conti con la propria coscienza». Parole che tagliano come lame. Lacerano e urlano giustizia, in una società in cui il “diverso” fa paura.
Discriminazione. Omofobia. Razzismo. Benvenuti in Italia.
La scorsa settimana, Simone, 21 anni, sale all’undicesimo piano dell’ex pastificio Pantanella, sulla Casilina a Roma, e si lascia cadere nel vuoto. Lascia un biglietto però. Quelle accuse alla società. A quella vena di perbenismo e menefreghismo che distrugge il Bel Paese.
E mentre in Parlamento si parla di leggi sull’omofobia. C’è qualcuno che indossa l’elmo e sotto il vessillo, sporco di sangue, della “famiglia tradizionale” cerca di istruire, di portare sulla retta via, lontano dalle cosiddette deviazioni.
Stiamo parlando dell’Istituto Faà di Bruno in via San Donato a Torino.
Una scuola privata, la cui materna però riceve fondi pubblici perché convenzionata. Bene. L’istituto in questione, una scuola che dovrebbe formare i cittadini di domani, ha organizzato un ciclo di incontri per «proporre una riflessione complessiva sulla bellezza della famiglia naturale minacciata dall’ideologia gender». Sì, proprio queste parole si leggono nel volantino che pubblicizza questa iniziativa. E ancora: «La famiglia è in difficoltà ma invece di aiutarla si propongono modelli alternativi di famiglia».
Insomma i paladini della “famiglia sana” vogliono istruire su quale sia la vera “famiglia” e il vero “matrimonio”. E per fare ciò hanno invitato per venerdì 8 novembre, nientemeno che la dottoressa Chiara Aztori, specialista in malattie infettive, sostenitrice ultrà delle “terapie riparative”, ovvero della “cura” dell’orientamento sessuale per mezzo del convincimento psicologico. «Si tratta di “terapie” – spiega Marco Grimaldi, consigliere comunale di Sel – sconfessate da tutta la comunità scientifica, ed espressamente vietate anche in Italia da parte degli Ordini professionali dei medici e degli psicologi».
Immediate le reazioni: è stata depositata una richiesta di comunicazioni urgenti firmata da Michele Curto, Marco Grimaldi, Marta Levi e Luca Cassiani per chiedere delle spiegazioni urgenti.
«Riteniamo che la pubblica amministrazione debba convocare urgentemente i vertici della scuola e in mancanza di un chiarimento prendere in considerazione l’ipotesi di sospensione immediata della convenzione», dichiara Michele Curto.
La Vicepresidente del Consiglio Comunale Marta Levi afferma: «A pochi giorni dall’ennesimo suicidio di un ragazzo omosessuale che è stato discriminato ed emarginato dalla nostra società non è accettabile che in una scuola il tema dell’omosessualità venga affrontato accostandolo ad una malattia, considerando l’omosessualità una minaccia».
I presentatori dell’interrogazione Grimaldi e Cassiani sono convinti che anche in questa triste vicenda «l’omofobia, come spesso è successo per il razzismo e il sessismo, è tollerata perché travestita con l’alibi dell’opinione e la difesa dei valori tradizionali».
Si chiedono, o meglio si pretendono, come tuona Grimaldi, «le scuse immediate a tutta la città e l’annullamento dell’iniziativa!».
Una richiesta più che legittima, perché non bisogna dimenticare la morte di Simone e di chi come lui sono è stato ucciso dall’omofobia. Intanto la consigliera regionale AUgusta Montaruli di Fratelli d’Italia minaccia il ricorso al Tar se si dovessero sospendere i finanziamenti pubblici alla scuola.

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