Sono di nuovo lì, sotto il Comune con le loro bandiere e la loro richiesta: non vendere il 49% delle quote ad un privato, perché la Gtt non va privatizzata.
«Oggi siamo qui contro la privatizzazione di Gtt e per ricordare a Fassino le promesse elettorali fatte per essere elettore cioè che le aziende partecipate sarebbero state sempre sotto il controllo pubblico», spiega Leonardo Locci, 57 anni, responsabile provinciale delle Usb.
«Siamo qui a ricordare al sindaco che il popolo italiano si è espresso con un referendum – continua Locci – nel 2011 dove ha espresso a grande maggioranza di non privatizzare i beni comuni».
Non sono molti, ma si fanno sentire con fischietti e trombe da stadio. «Fassino farebbe meglio a riascoltare le parole che aveva pronunciato in campagna elettorale – dici il sindacalista Usb – tutto il contrario di quello che dice oggi». A Torino il clima da sciopero selvaggio non c’è. Qui per il momento non si respira l’aria di Genova dove poche settimane fa l’intera città venne bloccata da uno sciopero di cinque giorni dei mezzi pubblici.
«Siamo qui per impedire di introdurre a Torino il clima di Genova e Firenze dove privatizzare abbiamo visto cosa ha significato, disagio sociale, taglio di stipendi: taglio del servizio, cinque giornate consecutive di sciopero nel capoluogo ligure oppure a Firenze dove il sindaco Matteo Renzi ha privatizzato da oltre un anno e dove i dipendenti hanno avuto un taglio dello stipendio di 200-300 euro netti al mese oltre che a un servizio distrutto per i cittadini», conclude Locci.
Un lunedì dunque nero, per l’ennesima volta, per quanto riguarda i trasporti pubblici. Un nodo quello Gtt che verrà sciolto solo con il voto in Consiglio. Poi, dopo, probabilmente la protesta sarà più forte e i fischietti torneranno in piazza del Comune, più forti di prima.
© RIPRODUZIONE RISERVATA